Startup, in Italia investito un miliardo di euro nell'ultimo anno
Nel 2021, per la prima volta, l’Italia supera la barriera del miliardo di investimenti in startup. «È un segnale molto positivo ma la strada da percorrere è ancora lunga», considerando che gli investimenti in Europa hanno superato i 100 miliardi di euro. A dirlo è l’amministratore delegato di StartupItalia, Filippo Satolli, in occasione di #Sios2021, che dopo quasi due anni torna in presenza all’Università Bocconi di Milano.
Gli investimenti in startup italiane sono passati da 173 milioni nel 2017 a 1,34 miliardi nel 2021, segnando in questo ultimo anno una crescita dell’85%. «Rispetto a dieci anni fa, dal primo startup act di Corrado Passera, di strada se n’è fatta tanta», sostiene il ceo di StartupItalia. L’obiettivo sfidante ora è di «puntare ai 10, 100 miliardi di euro di investimenti. Questo richiede anche delle riforme».
Per esempio, grazie al credito di imposta per chi investe in startup, «l'equity crowdfunding è cresciuto molto, superando i 100 milioni di raccolta». Questo vuol dire che «non solo gli investitori contribuiscono alla crescita delle startup ma anche i cittadini comuni». L'auspicio è che «la mentalità e l'approccio delle startup possa arrivare verso la pubblica amministrazione».Un aspetto evidenziato anche dal ministro per l'Innovazione Tecnologica e la Transizione Digitale, Vittorio Colao, secondo il quale, la pubblica amministrazione dovrebbe riuscire ad assumere quegli aspetti tipici del mondo delle startup, ovvero, velocità e cambiamento di direzione, «cominciando a disegnare i processi pubblici sulla base delle esigenze dei cittadini e non sulla base delle regole scritte 15 o 20 anni fa». Secondo il ministro, «la trasformazione digitale in Italia è partita, è stata accelerata dalla pandemia e il paese può mostrare eccellenze in più campi».
Le nuove tecnologie, a partire dall’intelligenza artificiale, «coinvolgeranno tutti i settori e possono creare lavoro», sottolinea il ceo di Illimity, Corrado Passera. Passando al mondo dell’editoria, per l'amministratore delegato dell’Ansa, Stefano De Alessandri, «l'intelligenza artificiale diventa un formidabile strumento di aiuto e di qualificazione del lavoro in redazione, sicuramente, non un sostitutivo del lavoro del giornalista».
«La diffusione dell’IA e dei dati è sempre piu presente nelle nostre vite», sottolinea Francesca Bria, presidente di Cdp Venture Capital, accendendo un faro sul ruolo dell’Europa, che «può veramente competere nello scenario globale», ponendosi come «terzo attore accanto a Stati Uniti e Cina», attraverso un «modello di innovazione che mette al centro l’uomo».
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