Sicurlive brevetta la rete di sicurezza per chi lavora vicino ai chiusini

Una rete in acciaio per prevenire gli infortuni, capace nei peggiori dei casi anche di salvare la vita di chi lavora vicino ai chiusini. L’idea è tutta bresciana: il nuovo sistema, chiamato «Sl net», è un brevetto dell’azienda Sicurlive group di Poncarale, specializzata in sistemi anticaduta e nella formazione sul tema della sicurezza sul lavoro.
Si tratta di un dispositivo ideato per proteggere chi lavora in aree in cui sono presenti chiusini di accesso o di ispezione, tanto diffusi e importanti per la gestione delle reti idriche, fognarie, elettriche e di telecomunicazione, quanto potenzialmente pericolosi per gli operatori quando sono aperti.
«Sl net»
«Alcuni hanno sotto pochi centimetri di profondità e quindi non comportano pericolo, altri invece possono essere profondi, con il rischio di caderci dentro, o avere sotto una vasca con liquami: se la persona che lavora in superficie non lo sa, rischia di inalare gas nocivi che possono creare asfissia o svenimento», spiega Lorenzo Franchi, direttore delle operazioni di Sicurlive.
Il sistema ideato dall’azienda bresciana, che si caratterizza anche per essere «facilmente adattabile ai vari tipi di chiusini», consiste, in sintesi, in una rete di acciaio da fissare dentro al tombino e dotata di un’apertura centrale: «Questa rende possibile tutte le operazioni che devono essere fatte, come, ad esempio, il passaggio del tubo per lo spurgo oppure l’ispezione: l’operatore che apre il tombino può affacciarsi all’interno in sicurezza, perché se anche dovesse svenire per i vapori, non rischierebbe di caderci dentro grazie alla rete», continua Franchi. «Se poi c’è le necessità di accedere all’ambiente sotterraneo, la rete può essere rimossa».
Miglioramento
Nelle intenzioni dell’azienda, Sl net dovrebbe rappresentare un miglioramento rispetto alle attuali condizioni di lavoro con chiusini: «Oggi la procedura quando si lavora vicino ai chiusini prevede il posizionamento di un tripode - un cavalletto a tre gambe - sopra al pozzetto, dotato di arrotolatori a cui l’operatore, imbragato, si deve attaccare prima di avvicinarsi all’apertura: solo a questo punto può aprirlo. Il tripode però - spiega Franchi – non può essere utilizzato dappertutto, perché se per esempio il terreno è sconnesso diventa complicato montarlo. Si tratta poi di attrezzature ingombranti anche per i mezzi proprio delle persone che fanno manutenzione».
Una volta adottato il sistema Sl net, spiega Franchi, avrebbe la garanzia di trovare un ambiente sicuro: «Dovrebbe magari esserci un segnale che indichi la presenza della rete e che quindi il chiusino può essere aperto senza problemi, senza necessità di preparare tutta la protezione. Noi però non l’abbiamo definito perché dipende da chi realizza questa tipologia di prodotti». Per il nuovo sistema è in corso la fase di industrializzazione: «Stiamo cercando di fare degli accordi con varie utility - conclude Franchi -. E possiamo dire che stiamo raccogliendo già un grande interesse».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato

@Tecnologia & Ambiente
Il futuro è già qui: tutto quello che c’è da sapere su Tecnologia e Ambiente.