Si chiama assessment, si legge «valorizza chi hai in fabbrica»
Gli anglosassoni usano il termine assessment. Tradotto: una valutazione che l'azienda fa, affidandosi a degli esperti, per conoscere al meglio le potenzialità del personale che ha al suo interno. Per capire, ad esempio, in quali altri ruoli un dipendente potrebbe esprimersi al meglio oppure essere più utile all'impresa.
«Questo potrebbe essere un servizio destinato ad essere richiesto ancor più nel tempo, perché le aziende hanno bisogno anche di concentrarsi sulla valorizzazione di quel che già hanno al loro interno, anche nell'ottica del reskilling, ossia dell'aggiornamento delle competenze. E gli stessi lavoratori, quelli con profili medio alti, spesso a loro volta desiderano questa valutazione», dice Laura Iacci, amministratore di Skill Risorse umane, che si occupa, come dice il nome, di selezionare profili per conto delle aziende.
Chiacchieriamo con Laura Iacci guardando Brescia dall'alto, da uno dei piani alti della Torre Athena. Sotto c’è via Orzinuovi con l’ex Pietra (acciaieria e tubificio, preistoria industriale) e una distesa di capannoni (più o meno dismessi) dove un tempo stava la Mir (presse, quasi preistoria).
Dove sta andando il lavoro, cosa chiedono le aziende, che problemi si aprono nelle fabbriche e uffici con l’arrivo delle nuove tecnologie? E ancora: se il personale qualificato manca che si fa? Quali sono le professioni nuove? Ripensare le specializzazioni tradizionali può essere una strada? E che alternative ci possono essere alla riqualificazione di chi sta in fabbrica da vent’anni ma ne ha altrettanti prima di andare in pensione?
Ed è qui che si inserisce il ragionamento fatto con la Iacci anche sul tema dell'assessement, uno dei servizi offerti alle imprese che a Skill si rivolgono. Con la Iacci il focus è sulle specializzazioni medio-alte e i profili qualificati. La crisi c'è stata ed è stata lunga, tante persone hanno perso il lavoro e la difficoltà di trovare un'occupazione o di ritrovarla e la precarietà sono problemi che ancora hanno in molti. Ma se si parla di profili molto specializzati e qualificati, siano essi quelli prettamente tecnici naturalmente aggiornati in ottica 4.0 come l’ingegnere di processo, l'esperto di bilanci, quelli informatici come il progettista di sistemi informatici e lo sviluppatore di sistemi software e hardware o ancora i talenti digitali in senso stretto, dice la Iacci, «il mercato che noi seguiamo è di piena occupazione». Ovvero: se sei specializzato sei ricercato.
Naturalmente, quando si parla di competenze di cui il mercato ha bisogno, la conditio sine qua non è che se anche si guarda a professionalità tecniche tradizionali (come il responsabile della produzione) non basta più saper dirigere gli uomini e conoscere le macchine ma bisogna pure essere capaci leggere i dati e usare tutti gli strumenti per pianificare in senso digitale. Ed è anche per questo, ragiona la Iacci, che diventa asset fondamentale per il lavoratore e per l'impresa aggiornare le proprie peculiarità a misura dell'epoca 4.0.
A monte serve, però, una visione chiara delle competenze che hai all'interno dell’azienda. Ed è qui che l'assessement può essere un valore aggiunto per le aziende e per la persona: «Noi mettiamo a disposizione una piattaforma digitale che viene personalizzata per l'impresa». Il bisogno di professionisti digitali tout court, dall'analista di big data all'esperto di cyber security, e di tutto ciò che è legato all'Iot o al cloud computing «è in crescita».
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