Scuole di serie B a chi? Orgoglio e un progetto per gli Its
L’orgoglio ci sta tutto. Ma un po’ di problemi restano. È comprensibile ed utile la provocazione di Giuseppe Pasini, (diploma di perito in tasca), oggi alla guida degli industriali bresciani di Aib. «Serie B a chi...», ha detto alla sala degli Artigianelli affollata di docenti, imprese, studenti chiamati in qualche modo a dir la loro attorno ad un tema che certo appare paradossale: gli Its, ovvero gli istituti tecnici superiori (biennio post Itis e Superiori) fanno fatica a partire, non trovano ragazzi che si iscrivono.
È capitato al secondo anno per la Robotica di Lonato, e successo all’esordio (mancato) dell’Informatico cittadino. «IT’S my future» chiama la locandina dell’incontro, ma l’attrattiva per ora resta bassa. E quindi Pasini e il suo collega Douglas Sivieri dell’Api, con i rappresentanti dell’Ufficio scolastico regionale (il direttore generale Delia Campanelli), il rappresentante dell’assessore regionale (Emanuel Piona) e con loro sul palco i rappresentanti di quattro Fondazioni Its lombarde, studenti e docenti, tutti insieme a chiedersi che si potrebbe fare per ridare smalto ad una specializzazione scolastica dagli sbocchi lavorativi praticamente assicurati ma che viene percepita (vale per l’Its e vale per il quinquiennio degliItis tradizionali), come ricordava Pasini, come di serie B rispetto alla serie A che sarebbe costituita dai licei.
Va da sé che, dal palco, tutti hanno ovviamente ribadito convintamente della necessità che le aziende hanno di tecnici o di super-tecnici Its. Vale per le grandi aziende, ma vale, e forse ancor più, ha detto Sivieri, per le piccole imprese che dovendo ovviamente stare al passo delle grandi innovare debbono a loro volta. Viva Viva l’Università, ha detto l’ing. Sivieri, ma valutare i due anni di Its non sarebbe poi così negativo.
Sempre da sé va il fatto che servirebbero più risorse. Per fare scuole servono capitali, le imprese con le fondazioni arrivano dove possono. La Regione garantisce la sua parte anche nel futuro. Ma il tema è - vale per la Regione, vale per la Nazione -: bastano queste risorse? Pasini strappa l’applauso quando dice che sarebbe stato saggio dislocare un pezzo di reddito di cittadinanza alla formazione. E ammette che sì, che la figura dei supertecnici andrebbe contemplata anche nel contratto di lavoro, come si fa in Germania.
Poi c’è un tema, diciamo così, di immagine, di comunicazione, di percepito nell’opinione pubblica e quindi nelle famiglie e dai ragazzi, a partire dal nome: vuoi mettere, ad esempio, cuoco e chef? Sempre zuppe fanno ma il sapore è diverso. Guardate il boom dell’Alberghiero dopo Masterchef. E quindi suggerimenti cercansi...
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