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Robot e cobot a profusione, ma non c’è l’effetto wow

Alla fiera di Hannover poche importanti novità, molta connessione ma poca integrazione
La HannoverMesse ha registrato oltre 250 mila visitatori con quasi 7 mila espositori - © www.giornaledibrescia.it
La HannoverMesse ha registrato oltre 250 mila visitatori con quasi 7 mila espositori - © www.giornaledibrescia.it
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Bella, grande, enorme, in mezzo ai boschi e con una sorta di tangenziale che le gira attorno. Parcheggi razionali, a volontà; una reception sterminata, pulizia e ordine. È la Germania. Non un foglio di carta al bordo dei 20 chilometri e passa di strada che dall’aeroporto ti porta all’Hannover Messe 2018, ovvero alla campionaria che mira a confermare la Germania capitale mondiale dell’automazione industriale mondiale.

Quasi 7 mila espositori, più di 250 mila visitatori nei cinque giorni della rassegna. Nulla da obiettare: Germania über alles, quindi Germania su tutti come recita la prima riga dell’inno nazionale tedesco. E quindi automazione industriale, intelligenza artificiale, sensori e internet delle cose, software e robot & cobot & chabot.

Stand sterminati dei grandi gruppi (tedeschi in primis, ovviamente: Siemens, Bosch, Autodesk), ma massiccia presenza dei cinesi che, manco a dirlo, trovi dappertutto e in tutta la fiera, poi i coreani, i francesi, i giapponesi, anche gli italiani, s’intende, ma, così ad occhio, non presenti in maniera strabiliante.

In fiera, il tema dei temi, diciamo così, è stato quello della robotica nella variante cobotica. Un po’ di classici robot e molti, ma molti, cobot, ovvero i robot collaborativi, quelli che possono lavorare gomito a gomito con gli esseri umani senza avere barriere. Una foto emblematica della HannoverMesse 2018 è la cancelliera Merkel che, dopo il taglio del nastro, si è intrattenuta in qualche stand a sperimentare la leggerezza dei cobot. E, dunque, tanti cobot, anche se in assoluto non è una novità: già eran tanti lo scorso anno e l’anno prima. L’impressione, però, è che adesso stiano arrivando per davvero.

E sta forse qui, in questo far metabolizzare al mercato quel che era una novità fino a qualche anno fa, il vero asset della fiera. Quel che non c’era. Perchè va da sé che immaginare grandi novità anno dopo anno è cosa non facile. A maggior ragione da quando la grande Messe non è più biennale ma annuale per l’appunto. Sul charter Orio-Hannover, molti i bresciani. A tre chiedo il nuovo che han visto.

Corrado Tamiozzo (responsabile ricerca e sviluppo di Metalwork), Emanuele Marinoni e Massimo Trebeschi di Sei Consulting-Sfida Italia 4.0. E un po’ tutti concordano su ’sta storia dell’assenza dell’effetto wow! Con una valutazione aggiuntiva. Ovvero: naturalmente la fiera resta un trionfo della tecnologia, con un campionario di come si fa connessione ma - e qui sta il paradosso - con relativamente poca integrazione.

Mettiamola così. Lo scorso anno, al Bie di Montichiari (ma così sarà anche per la prossima edizione di metà maggio) si era vista una cosa decisamente curiosa: una sorta di minifabbrica integrata dove, partendo da una batte di ottone, si arrivava a produrre - passaggio dopo passaggio, tutto integrato - una valvola. Era un esempio, dal vivo e concreto, di quel che si può fare con la tecnologia. Ecco, una cosa come al Bie (ma la cosa la potete vedere stabilmente anche a Sfida Italia di Flero e la si è vista al recente Mecspe) ad Hannover non la si è vista. E forse sta qui, in questo far cose piccole ma immediatamente fruibili, il nostro vero paradigma dell’essere italiani. Chissà.

 

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