Robot, consegne da record ma il clima sta cambiando
Camminare in fiera, sostare negli stand, cercare di trovare le novità, orecchiare alla tavola calda. Le ultime quattro ore alla Bi.Mu. milanese che ha chiuso la settimana scorsa. Aria buona, non c’è che dire. In qualche caso aria euforica. Le ragioni abbondano e stanno chiuse nei due-tre numeri che l’Ucimu, l’associazione che rappresenta i costruttori di macchine utensili, robot e automazione varia, ha diffuso alla vigilia della fiera di settore. Nei primi 6 mesi del 2018 le consegne di macchinari in senso lato sono aumentate del 18,5% e se ci concentriamo sull’Italia si arriva ad un quasi pazzesco +45%. Quando mai si eran visti incrementi simili? Il dato confortante - particolarmente confortante - è proprio quest’ultimo.
L’Italia s’è desta. I nostri produttori di automazione hanno quasi sempre avuto il mercato estero come primo sbocco. Siamo grandi produttori di sistemi di automazione. Ed è un primato che il mondo ci riconosce. Va da sé che una delle ragioni per cui il mercato estero era (ma lo resta) il primo per i nostri produttori stava nel fatto che l’Italia un po’ era troppo stretta già di suo e un po’ perché gli investimenti in innovazione in questi ultimi anni erano diradati.
Poi è arrivato il piano Calenda e la fiammata c’è stata. Si dovrebbe andare avanti, pur con una qualche modifica, almeno per un altr’anno. È una buona cosa: le agevolazioni fiscali si sono dimostrate efficaci e ancor più efficace il meccanismo per poter godere delle agevolazioni. E su quest’ultimo aspetto, più ancora che sul calo della defiscalizzazione, qualche preoccupazione la si coglie. Adesso si attendono dal Governo le disposizioni dettagliate, ma l’attesa vera è che il meccanismo agevolativo (già efficace, come detto) non subisca involuzioni. Va poi da sé che il tema dei temi, quando chiedi come va e come lo vedete il 2019, è un po’ legato al cosiddetto quadro politico e più in generale alla complessiva tenuta del sistema-Italia.
Un imprenditore ricorda che qualche flessione nelle consegne è da mettere in conto. E fa l’elenco di tre perché: un ovvio rifiatare del mercato, le incognite che si aprono sull’intero commercio mondiale dopo Trump, il prezzo del petrolio che sale. Tutti freni alla crescita. Poi ricorda, mettendo i piedi nel piatto, che fra qualche tempo la banca centrale europea smetterà di comprare titoli di Stato. E qui entriamo nel quadro della politica e più in generale della tenuta del sistema industriale. I segnali che arrivano dai mercati finanziari non sono dei migliori. Lo Stato sta pagando molto di più i suoi titoli di debito e ancor più dovrà pagare se, come detto, la Bce cesserà (o rallenterà, come già sta facendo) l’acquisto di Btp nazionali. C’è un dato, che pochi considerano, in questo scenario che ci immaginiamo difficile ma non apocalittico (niente sindrome greca, per ora). Ed è un dato che impatta da subito sulle aziende, su quelle che producono sistemi di automazione e su chi li acquista: il costo del denaro aumenterà, sta già aumentando. E questo non è un buon viatico per affrontare l’autunno che sta alle porte.
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