Riciclo energetico, dai forni d'acciaieria ai termosifoni di casa
Prendere il calore da un’acciaieria e farlo arrivare nei termosifoni delle case. È «Smart grid: banco energETICO», un progetto ambizioso e corale da 5,8 milioni di euro sperimentato per la prima volta a Brescia grazie alla sinergia tra A2A Calore & Servizi, Alfa Acciai, Siat Italia Srl, Dh Planet Srl e il centro di ricerca Università degli Studi di Brescia.
Se n’è parlato nella Sala Libretti del GdB (qui è possibile rivedere il video), in cui si è svolto un webinar con i protagonisti di questa impresa, moderati da Massimo Lanzini. Presenti all’incontro online anche l’assessore alla Rigenerazione urbana del Comune di Brescia Valter Muchetti e Fabrizio Sala, assessore all’Innovazione di Regione Lombardia, la quale ha cofinanziato il progetto con 2,8 milioni di euro.
Il fine è ecologico, economico e sociale: ridurre costi e impatto ambientale per offrire energia a prezzi calmierati alle fasce più deboli della popolazione. «Nei prossimi dieci anni – annuncia l’ad di A2A Calore e Servizi Luca Rigoni - vogliamo ridurre del 30% (circa 31 milioni di tonnellate) le emissioni di CO2». Una sfida affrontabile solo basandosi su due pilastri: la transizione energetica, con l’elettrificazione dei consumi, e l’economia circolare: «Solo per il teleriscaldamento – continua l’ad – ci siamo prefissati di arrivare al 2030 con un taglio di 4 milioni di tonnellate di CO2. Smart grid, per esempio, consente di risparmiarne ogni anno 5.300». Il recupero attraverso il calore di scarto dovrebbe passare dall’attuale 50% al 73% tra nove anni.
E proprio sul fronte teleriscaldamento entra in gioco l’industria. «Abbiamo enormi quantità di calore a disposizione – spiega il direttore generale di Alfa Acciai, Giuseppe Cavalli -, perché i nostri processi produttivi non fanno altro che prendere il rottame e portarlo a 1600° per scioglierlo». Calore che, con Smart grid, viene convogliato nei termosifoni dei bresciani: «È una super circolarità: noi ricicliamo rifiuti metallici e A2 ricicla rifiuti urbani, entrambi utilizziamo lo stesso processo per produrre una risorsa terza. Il calore, appunto».
Un supporto scientifico trasversale al progetto arriva dall’Università degli Studi di Brescia. «In primo luogo – chiarisce Gian Paolo Beretta, professore emerito del Dipartimento di Ingegneria meccanica e industriale - abbiamo messo a punto un sistema fluido-dinamico che consente di non sprecare l’acqua parcheggiata nei serbatoi tra il processo industriale e il riutilizzo per il teleriscaldamento: attraverso un dispositivo costituito da collettore e piastra forata, il flusso intermedio, energeticamente inutilizzabile, viene ridotto al minimo». Il secondo contributo riguarda l’impatto che la diminuzione della temperatura nella rete di teleriscaldamento può avere sull’utenza: «Abbiamo ideato uno strumento di calcolo - continua Beretta - che simula il sistema edifici-impianti dallo scambiatore all’occupante in diverse situazioni, dallo stato degli edifici alla modalità di consumo degli inquilini». Il terzo apporto universitario è la misurazione della quota rinnovabile, mentre a trovare i flussi energetici più idonei per il recupero del calore ci ha pensato DH Planet: «Abbiamo individuato il nocciolo principale dell’impianto a cui collegarsi ed estrarre calore da immettere nella rete - spiega il fondatore di DH Planet Sergio Bazzoli . Le nostre aspettative erano di dare una potenza media di punta di 8 MegaWatt, siamo arrivati anche a 14».
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