«Prima capire poi assicurare»: i rischi al tempo del digitale
Cambia il mondo, cambiano gli scenari, arriva la globalizzazione, il mondo è diventato più piccolo ma sono cresciute, ad un tempo, opportunità e rischi. I rischi, per l’appunto. Quando parliamo di rischi, noi tutti - e le aziende in particolare - mediamente pensiamo a come coprirci da questi rischi. Ma il mondo gira più forte e col cambiare del mondo cambia anche il tipo e la natura dei rischi.
Per dire - andando con la memoria all’11 settembre del 2001 - era difficile immaginare che New York potesse essere oggetto di un attacco terroristico. Difficile immaginare che qualche americano avesse sottoscritto polizze contro quel tipo di rischi. E invece... Il terrorismo, per l’appunto. E quel tipo di terrorismo che blocca Parigi, Londra, Madrid e tante altre città. Fino a qualche anno fa non c’era, perlomeno così come siamo «abituati»a sperimentarlo oggi. E invece...
E poi si pensi all’informatica. Un sondaggio condotto a livello mondiale su 1300 manager, dice che la pirateria informatica rientra fra i primi cinque rischi aziendali. Fino ad una decina d’anni fa, parlare di hacker pareva una eccentricità. E invece...
E il clima? Ormai la cognizione comune (che peraltro pare non toccare il presidente americano) verifica che qualcosa è cambiato sopra le nostre teste. Anche qui: alzi la mano chi (fino a 10-15 anni fa) aveva mai sentito parlare di "bombe d’acqua"? E invece, per restare a noi e a poche settimane fa, Livorno ha visto in tre ore l’acqua che non aveva visto in un anno.
C’è, per dirla in breve, un gran movimento sotto i cieli del rischio. «Ed è qui - dice Mauro Dotti, direttore generale di Inser spa, società di brokeraggio assicurativo - che interviene, che dovrebbe intervenire il broker. Noi siamo professionisti e consulenti per le aziende. E prima di parlare con loro di polizze, con loro parliamo di analisi dei rischi. Ma non basta, non dovrebbe bastare, parlare di rischi con il titolare dell’impresa. A me piace immaginare il nostro lavoro come chi cerca di mettere insieme le diverse intelligenze che stanno in un’azienda, i diversi responsabili. Perché è solo da una mappatura dettagliata che possiamo capire dove sta, in qualche caso nascosto, il rischio».
Mauro Dotti (che incontriamo con Claudia Barbiero e Maurizio Morelli, responsabile dell’ufficio bresciano e della rete commerciale rispettivamente), fa un semplice esempio: «Un’azienda bresciana ha avuto qualche tempo fa un attacco informatico. Valutate le difese installate non si riusciva a capire da dove il virus infetto fosse passato. E però, guardandoci dentro con attenzione, il responsabile estero suggerì il possibile buco: una filiale estera. Dalla Germania il virus, diciamo così, è arrivato a Brescia. Questo - commenta ancora Dotti - è un passaggio significativo: comprensibilmente non in tutte le aziende ci sono specialisti in materia di sicurezza informatica e in particolare specialisti anche dei diversi sistemi dei vari Paesi: noi li abbiamo».
«E quindi - continua Dotti - a costo di ripetermi dico: prima di parlare di polizze bisogna mappare i rischi. A questo serve il broker: a scoprire rischi e a strutturare polizze su misura. Siamo professionisti: sappiamo cosa offre il mercato assicurativo da una parte, e cerchiamo di scoprire le esigenze delle aziende dall’altra. Alle imprese, val la pena ricordarlo, nulla costiamo: noi siamo pagati dalle compagnie assicurative».
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