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Pressofusione sotto controllo grazie al software made in Brescia

La PiQ2 simula in digitale i processi fluidodinamici con processo simile alla realtà virtuale
Un pezzo digitale creato col software di PiQ2 - © www.giornaledibrescia.it
Un pezzo digitale creato col software di PiQ2 - © www.giornaledibrescia.it
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Il refrain è sempre lo stesso, la tecnologia senza l’uomo è un freddo strumento. Può sì assolvere alle funzioni per la quale è stata progettata ma non potrà mai essere quel veicolo di trasformazione rivoluzionaria che tanti si aspettano, o pretendono, di trovare. Lo sanno bene alla PiQ2, azienda nata nel 2011 e che sviluppa software per la simulazione della pressofusione.

«Iniziammo dieci anni fa e, tramite l’esperienza, abbiamo capito che solo collaborando a stretto contatto con le aziende potevamo creare un prodotto che affiancasse davvero l’operatore - spiega l’ingegnere Andrea Panvini, mente e cuore dell’azienda che ha sede in via Branze e che è partner del polo tecnologico Csmt -. Il nostro obiettivo infatti era quello di creare un software in grado di incorporare l’esperienza di chi lo utilizza».

Nello specifico il programma della PiQ2 - il core business dell’azienda è il lato software ma offre anche formazione tecnica e consulenze - simula digitalmente quanto avviene nel processo di pressofusione di leghe di alluminio ma anche di magnesio, zinco o ottone. La velocità alla quale il metallo fuso entra nello stampo, oltre 130 km/h, e i ridottissimi tempi, pochi millesimi di secondo, rendono difficile prevedere e tenere sotto controllo il processo, condizioni entrambe necessarie per garantire elevati standard di qualità e sicurezza del prodotto.

«Attraverso la simulazione fluidodinamica della colata noi siamo invece in grado di fornire le informazioni necessarie, ai progettisti e ai fonditori- evidenzia Panvini -, con un procedimento molto simile alla realtà virtuale». I principali destinatari del software made in Brescia sono le aziende del settore metalli (fonderie, stampisti e progettisti di componenti), con il principale indotto che è invece rappresentato dal comparto automotive: qui l’alluminio è diventato la chiave di volta per abbattere il peso delle automobili e di conseguenza le emissioni degli inquinanti.

«Siamo una piccola realtà composta da pochi elementi che ha come principali competitor colossi da centinaia di dipendenti - spiega l’ingegnere, con alle spalle un passato accademico -. Ciò nonostante siamo altamente competitivi e abbiamo in progetto di espanderci». La crescita, oltre che essere confermata dai numeri e dal portfolio clienti (un centinaio le licenze rilasciate, anche all’estero), si concretizzerà «nell’assunzione di nuovo personale e nella strutturazione di una rete di vendita più matura» sottolinea Panvini.

La ricerca, «purchè non autoreferenziale», e il dialogo con il tessuto economico rimarranno però il cardine della PiQ2, un piccolo gioiello tecnologico che dell’innovazione a portata di uomo ha fatto la sua missione.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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