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Pile non ricaricabili, L’Europa vuole vietarle dal 2024

L’intervento dell’Ue fa parte del Green Deal: i produttori devono anche agevolare la sostituzione
Dalle batterie si possono ottenere materiali come zinco, ossido di magnesio, plastica o piombo - © www.giornaledibrescia.it
Dalle batterie si possono ottenere materiali come zinco, ossido di magnesio, plastica o piombo - © www.giornaledibrescia.it
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La sostituzione dei combustibili derivati da fonti fossili mediante tecnologie che utilizzano l’elettricità prodotta da fonti rinnovabili è uno degli ambiti della ricerca scientifica più vivaci. In molti Paesi il tema è al centro anche di provvedimenti normativi dedicati, strategie commerciali e campagne informative.

Si pensi per esempio al caso degli accumulatori di energia, usati per alimentare computer portatili, fotocamere, orologi ma anche autovetture, smartphone, e molti altri strumenti.

Oltre il 90% degli oggetti elettronici includono batterie con impatti ambientali e sociali importanti, che si manifestano a partire dall’estrazione delle materie prime necessarie e dalle condizioni dei lavoratori impegnati, e proseguono fino al trattamento di fine vita dei prodotti.

L’Ue sta procedendo per questo all’adozione di uno specifico pacchetto di norme, con entrata in vigore prevista nel 2024, volte a regolamentare il mercato delle batterie. Tali norme rientrano nel contesto del Green Deal, la rivoluzione energetica mediante la quale il continente europeo si sta impegnando per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.

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Il primo passo è lo stop alle pile non ricaricabili. Oltre a ciò è prevista anche l'obbligatorietà, da parte dei produttori, a costruire batterie facilmente sostituibili e con caratteristiche tali da poter rimanere sul mercato per un periodo di almeno 10 anni.

Allo stato attuale prodotti come gli scooter elettrici e le biciclette a pedalata assistita sono dotati di batterie difficilmente removibili, con conseguenti difficoltà per avviare la realizzazione di efficaci processi di riciclaggio. Pile e batterie inoltre sono altamente inquinanti per l'acqua, per il suolo e di conseguenza per l’uomo. Contengono infatti metalli pesanti quali cromo, cadmio, piombo e mercurio: un solo grammo di quest’ultimo elemento è in grado di inquinare mille litri di acqua. Dal 2006 il decreto legislativo numero 152 definisce le modalità di raccolta differenziata, che consentono di recuperare e riutilizzare questi metalli.

Sul territorio bresciano, secondo i dati riportati dal quaderno 2020 dell’Osservatorio provinciale rifiuti, sono 166 su 205 i Comuni attivi nella raccolta di pile e batterie portatili. Tali rifiuti sono classificati come Urbani pericolosi e hanno fatto registrare complessivamente un quantitativo pari a 138.356,97 kg.

La rete dei punti di raccolta sul territori è perciò ampiamente diffusa e utilizza contenitori posti in strutture commerciali, uffici pubblici, scuole, isole ecologiche. Mediante la macinazione o la frantumazione delle pile alcaline è perciò possibile ottenere materiali plastici da riciclare o metalli ferrosi come acciaio e ottone utilizzabili nei cicli produttivi dell’industria siderurgica.E ancora zinco, ossido di magnesio, piombo e latta per edilizia, automotive e attrezzature sportive.

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