Pichetto Fratin: «Senza il nucleare la decarbonizzazione è impossibile»
È il vero nodo gordiano per la competitività italiana, la sfida il cui esito è essenziale per la sopravvivenza o meno del sistema industriale. L’energia è a tutti gli effetti il tema centrale in questo contesto storico, sia che la si veda sotto il punto di vista della transizione sostenibile, sia che si affronti la questione dal mero punto di vista economico, con il faro puntato sui prezzi.
La domanda di energia
Per alleviare le aziende dagli enormi costi che gravano sui loro conti, con un’accelerata enorme dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina, il governo italiano ha una risposta – non l’unica a dire il vero – e cioè il nucleare. «Senza non riusciremo a raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione» ha confermato ancora una volta il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, in collegamento video durante la seconda giornata di Futura Expo.
«Nei prossimi 15-20 anni la domanda di energia aumenterà ulteriormente ed è impensabile pensare che si possa rispondere solo con solare, fotovoltaico e idroelettrico – ha aggiunto –. Dobbiamo prenderne atto e capire che il nucleare è un vettore di continuità. Si parlerà ancora di fossili per i prossimi 20 anni e per la svolta definitiva non possiamo farne a meno. In questo quadro la fusione è l’El Dorado, la fissione l’attualità».
Legge delega
Il ministro è quindi tornato a parlare della proposta di legge delega, approvata dal Consiglio dei Ministri il 28 febbraio e che dovrà passare al vaglio del Parlamento, «pensata per creare le condizioni favorevoli nel nostro Paese per l’applicazione di tale tecnologia – le sue parole –. Nel frattempo la terza generazione avanzata di reattori sta venendo applicata nel mondo, la ricerca invece procede per quanto concerne la quarta, industrializzabile nei primi anni del prossimo decennio». Oltre a ciò, ha aggiunto, «abbiamo professionalità altissime nel settore, le migliori in Europa al pari della Francia. Vogliamo mettere il nostro Paese nelle condizioni di poterle sfruttare».
Regione Lombardia
Sostegno convinto è arrivato anche da Regione Lombardia tramite il suo assessore all’Ambiente Giorgio Maione: «Riteniamo che il nucleare sia la soluzione, anche in ottica di indipendenza strategica dell’Italia – ha affermato nel corso dell’incontro moderato dal direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana –. Certo non si ragiona nel breve termine ed è per questo che servono pianificazione e scelte normative precise, per far sì che si trovino anche i luoghi fisici dove installare gli impianti. Se non si sarà veloci, il gioco dei comitati e degli interessi “localissimi” potrà farci perdere il treno».
Rinnovabili e prezzi
Una tale narrazione sul nucleare rischia però di far venire meno l’importanza di fonti quali solare, eolico e idroelettrico. In questo senso Renato Mazzoncini, amministratore delegato di A2A, ha evidenziato come «sulle rinnovabili non ci si debba arrendere. L’Italia infatti ha in questo ambito un grande potenziale solo in parte sviluppato e che ora, nello storytelling di questi giorni, sembra essere passato in secondo piano. Non sono contrario al nucleare ma, anche alla luce delle lunghe tempistiche per la realizzazione dei reattori, le rinnovabili restano imprescindibili».
Ma come si diceva parlare di energia significa anche, e per le aziende soprattutto, discutere di prezzi. «Se dobbiamo competere con l’acciaio prodotto non dico nel mondo ma in Europa, con costi energetici notevolmente più bassi dei nostri, come pensiamo di poterlo fare se l’energia la possiamo acquistare solo in Italia dove i prezzi sono alti? – ha chiosato Roberto de Miranda, membro del Comitato esecutivo dell’acciaieria Ori Martin –. Serve un mercato comunitario dell’energia, in grado di garantire prezzi concorrenziali». E a questa «lecita paura di competizione asimmetrica», così come definita da Mazzoncini, una soluzione, pur parziale, potrebbe arrivare dai «contratti bilaterali a lungo termine tra produttori e consumatori».
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