GdB & Futura

Perchè il grande caldo fa rabbrividire

Mentre discutiamo di sostenibilità il cambiamento climatico continua inesorabile a far sentire i suoi effetti
Le scarse precipitazioni tra gli effetti del cambiamento climatico - © www.giornaledibrescia.it
Le scarse precipitazioni tra gli effetti del cambiamento climatico - © www.giornaledibrescia.it
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Per chi come me ha la fortuna di poter andare al lavoro in bicicletta il grande caldo di questi giorni è un acerrimo nemico. Discorso da bar si dirà, se non fosse che queste temperature fanno metaforicamente rabbrividire.

Senza assurgere a esperti climatologi è facile notare come maggio e giugno 2022 siano solo l’ennesimo exploit di un clima che nel nostro Paese (ovviamente non solo qui) ha assunto caratteristiche diverse rispetto al passato. Mia madre all’approssimarsi della stagione fredda immancabilmente ricorda la sua cuffia e la sua sciarpa di lana grezza, che indossava al Ponte dei Morti a cavallo tra ottobre e novembre. Era un periodo che fungeva da preludio all’inverno, per noi invece è diventato mite autunno.

Discorso da bar si dirà ma da bar al quale siedono tutte le principali istituzioni di ricerca mondiali. Ma restiamo in Italia: secondo l’Istat nel 2020 la temperatura media nei capoluoghi di regione è stata pari a 15,8°, in aumento di 1,2° sul valore climatico 1971-2000. Parallelamente sono crollate le precipitazioni, chiedere al settore agricolo per ulteriori informazioni. Il cambiamento climatico è perciò qualcosa di tangibile, di fisico, che sperimentiamo sulla nostra pelle e che pesa sui fatturati delle aziende, sui bilanci dei Comuni.

Eppure siamo ancora qui a discutere se la sostenibilità sia una moda, se i ragazzi di Fridays for Future siano solo studenti che vogliono «bruciare» scuola. Aspettiamo l’autunno, quando riprenderà la pubblicazione di TeAm che si ferma per la pausa estiva, per vedere se servirà sfoderare nuovamente sciarpa e cuffia in lana grezza. Sinceramente ho i miei seri dubbi.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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