«Ora la sfida è coinvolgere chi lavora in azienda»
«Industria 4.0 non è un passaggio semplice per le imprese. Siamo infatti solo agli inizi di una rivoluzione epocale, i cui effetti potranno essere valutati con precisione nel lungo periodo. Quel che è certo, invece, è che per gestire al meglio questa transizione, risulta indispensabile coinvolgere al massimo le persone che in azienda lavorano».
Fabio Astori, vice presidente per le Relazioni Industriali di Aib e vice presidente di Federmeccanica con delega alla Cultura d'impresa, non nasconde l'incertezza che ancora circonda molti aspetti della trasformazione digitale in atto nella manifattura, ma si dice ottimista sul fatto che costituirà una svolta salutare per imprese ed economia.
Vice presidente Astori, da dove deriva questo ottimismo, peraltro sostanzialmente condiviso sia dai suoi colleghi imprenditori, sia dagli esperti che studiano il fenomeno?
«Anzitutto dall'osservazione delle numerose aziende bresciane, anche piccole, che già hanno intrapreso un percorso di digitalizzazione, ottenendo risultati straordinariamente positivi per produttività, competitività e soddisfazione delle persone a ogni livello dell'organizzazione».
Ciò detto, le imprese che ancora devono intraprendere un percorso di questo genere sono tante. E non sarà una strada facile.
«Soprattutto per quelle aziende che fino a oggi hanno coinvolto poco il loro personale. La digitalizzazione deve procedere un passo alla volta. Per prima cosa bisognerà dotarsi di un'organizzazione del lavoro più flessibile e successivamente valutare le possibilità di applicazione delle tecnologie digitali, coinvolgendo anche fornitori e clienti.
«A questa ricognizione ne va affiancata una seconda dedicata al governo delle Relazioni Interne. Nelle fabbriche intelligenti sarà strategico lavorare con trasparenza nei rapporti con le persone, enfatizzando lo spirito di collaborazione e di condivisione. L’energia di tutti i collaboratori andrà orientata non solo per eseguire compiti, ma anche per farsi carico della responsabilità di conseguire risultati eccellenti, di agire per supportare i clienti con competenza.
«Perché tutto questo accada è necessario per le imprese impostare con urgenza progetti a medio termine, che mettano al centro le competenze delle persone, per contribuire alla crescita dell'organizzazione. A mio avviso, proprio questo è uno degli aspetti su cui Industria 4.0 avrà le ricadute più positive, in quanto spingerà in alto il livello generale di conoscenza e competenza di tutti i lavoratori».
Come risponde a chi esprime preoccupazione sulle possibili ripercussioni a livello occupazionale portate dalla digitalizzazione della manifattura. Timori infondati?
«Certamente esagerati. Ritengo che l'impatto negativo, se ci sarà, si rivelerà limitatissimo e compensato dalla creazione di nuovi lavori e nuove opportunità soprattutto per i più giovani».
Il nuovo contratto siglato l'estate scorsa può essere lo strumento giusto per gestire la riorganizzazione del lavoro e dei processi produttivi?
«Il contratto di Federmeccanica è proprio un "contratto 4.0": i tre pilastri sui quali è fondato, flessibilità, formazione e welfare, rispondono esattamente alle esigenze di quelle imprese e di quei lavoratori impegnati nella trasformazione digitale.
«E in un contesto di profondo rinnovamento anche il welfare aziendale è destinato ad avere un peso crescente. Su questo fronte, AIB è in prima linea e il 21 aprile in sala Beretta presenteremo i primi servizi per supportare i nostri associati sotto il profilo fiscale, previdenziale, delle relazioni industriali e della responsabilità sociale».
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