Streparava, la filiera dell’alluminio guarda ai nuovi materiali

L’imperativo categorico nel settore dell’auto europeo e uno solo: ridurre le emissioni. E una delle strade principali, se non la principale, è l’alleggerimento delle vetture. L’alluminio risulta perciò essere il materiale per eccellenza ai fini di tale obiettivo.
Brescia e il suo territorio sono in primissima fila nella sua lavorazione e, unendo a ciò la centralità europea della componentistica provinciale, appare evidente come le nostre aziende siano tra gli attori principali chiamati a studiare nuove soluzioni per innovare prodotti e processi.
Capofila
Si inserisce in questo contesto la filiera lombarda che vede Streparava, gruppo con quartier generale ad Adro, capofila di un progetto (animatore è invece la società di finanza agevolata Ibs Consulting) il cui scopo è quello di migliorare la competitività e la sostenibilità del comparto della componentistica, agevolando lo scambio di competenze e la cooperazione tra i vari enti mediante la loro associazione in una cornice di cooperazione.
«Componenti strutturali in tecnologie avanzate dell’alluminio per applicazioni automotive» è il nome ufficiale del progetto che mette a sistema 17 realtà regionali, con un folta rappresentanza bresciana. La filiera si contraddistingue quale aggregazione integrata dove viene promossa la «contaminazione di idee, opportunità e innovazioni che nasce dal coinvolgimento di attori di diversa estrazione industriale ed accademica» sottolinea Davide Ferrario, chief technical officer di Streparava.
Complessivamente gli attori coinvolti generano 1,2 miliardi di euro di ricavi, con un capitale sociale pari a 2,2 miliardi 1.900 lavoratori (dal novero sono escluse Gi Group e Bnl Paribas).
Due strade
Le strade scelte al fine dell’efficientamento del comparto sono due, cioè l’applicazione di materiali più sostenibili e l’ottimizzazione dei processi produttivi relativi ai componenti in alluminio e il miglioramento delle prestazioni degli stessi. Tali finalità verranno perseguite da una parte attraverso investimenti in ricerca e sviluppo che permettano lo sviluppo di nuovi processi di produzione volti all’ottimizzazione delle prestazioni meccaniche e di nuove leghe secondarie. Queste saranno ottenute dal riciclo di scarti, al fine di ridurre i costi, mantenere le prestazioni e aumentare la sostenibilità ambientale dell’intera filiera.
Il secondo modus operandi invece prevede di promuovere la digitalizzazione dei processi, grazie a sensorizzazioni e supporto di algoritmi di intelligenza artificiale che consentano di analizzare al meglio i dati, registrarli ed elaborarli al fine di ottimizzare il processo e massimizzare i risultati sul prodotto. Il tutto facilitato dall’ottica di filiera, «che può consentire anche di ridurre tempi e costi» rimarca Ferrario.
A ciò si aggiunge un focus specifico sulla formazione avanzata, con un programma di re/up-skilling del personale di filiera: questo sarà supportato da consulenti in risorse umane e garantirà l’aggiornamento delle competenze necessarie per affrontare le sfide dell’industria 4.0. Infine la strategia prevede la creazione di sinergie a livello europeo, con la partecipazione a partenariati e progetti di ricerca condivisi, per consolidare la posizione del settore sui mercati internazionali e accedere a nuove opportunità di finanziamento.
Ibs Consulting
«Partite lentamente nel 2022, oggi le filiere accreditate sono quasi 70 con circa 1.500 soggetti coinvolti fra imprese università centri di ricerca e altri, di cui circa i due terzi sgranate in provincia di Brescia in provincia di Bergamo - spiega Alberto Bertolotti, ceo di Ibs Consulting -. Sono strumenti fondamentali, come conferma il progetto a guida Streparava, per incrementare la competitività del sistema e accrescere la collaborazione sui vai livelli».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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