Non solo macchine: il 4.0 parte all'efficienza in azienda
Si riparte. Dopo la pausa post-natalizia, riprendono gli incontri (e le pagine e gli aggiornamenti sul web) di Industria 4.0, iniziativa promossa dal nostro gruppo editoriale per illustrare opportunità (ma anche problemi) che le nuove tecnologie digitali stanno portando nelle aziende e quindi nel lavoro di tutti. E si riparte in Sala Libretti con un incontro su un tema che, solo in apparenza, poco collegato al tema: «Rendere l’impresa più efficiente», una tavola rotonda «per imprenditori in evoluzione» come è stato sottolineato.
Al tavolo Afredo Rabaiotti della Becom (società di comunicazione e consulenza, attiva da 18 anni), Massimo Calvi e Fabio Tinti della Baker Tilly (società di revisione e consulenza strageico organizzativa) e con Stefano Bodini, direttore generale di Fasternet (azienda fondata da GiancarloTurati, attiva nel settore in particolare in sistemi di telefonia IP, cablaggio strutturato e sicurezza informatica).
Tema solo in apparenza distante da 4.0, in realtà preliminare: avere un’azienda efficiente è più importante dall’avere un’azienda tecnologicamente avanzata, anche perchè è difficile essere avanzati sul 4.0 se si è arretrati sul resto. La massa di nuova tecnologia altro effetto non avrebbe che anestetizzare per breve le inefficienze.
È come avere una bicicletta da 8mila euro e avere poco fiato. Prima i fondamentali. E la prima cosa è avere un buon clima in fabbrica. Clima relazionale, intendo dire. «Passare - ha scandito Rebaiotti - dal controllo alla consapevolezza. Che significa coinvolgere chi lavora e questo è possibile se tutti sanno quel che devono fare, quando farlo e perché».
Teoria? Mica tanto. Rebaiotti è uno specialista in Bpm, business process management, una teoria e pratica di gestione aziendale ampiamente collaudata. Risultati forniti da Rebaiotti dopo l’intervento in 15 aziende: risparmio del 30% medio sui processi primari; risparmio del 40% nei tempi di relazione coi fornitori; calo del 25% negli errori umani. È in qualche modo forse sorprendente, ma non lo è, questa convinzione sulla necessità primaria di avere un buon comfort in azienda, ma un po’ da tutti questa è considerata una precondizione a qualsivoglia intervento. Bisognerebbe provare per credere. Prima potete farvi effettuare un check up gratuito dalla Becom (030.3733981 oppure office@becomitalia.com).
Ma anche i conti... Va da sè, ma è bene ribadirlo, che anche i conti in ordine sono una precondizione. E questo vale non solo per le grandi aziende. Avere qualcuno che, da esterno, ripassa e verifica, costa qualcosa ma tranquillizza. Non solo: vi può dare una mano a migliorare l’organizzazione aziendale, ad avere ben chiari i flussi (ciclo vendite, magazzino, fornitori, ciclo finanziario). Pensate ai vantaggi possibili da un controllo sui vostri clienti: magari qualcuno ha qualche procedura concorsuale in atto e manco lo sapete. Male: a perdita aggiungerete la perdita derivante dal mancato recupero fiscale, senza considerare quel che è la precondizione delle precondizioni: avere ben chiare e distinte le funzioni aziendali.
Un revisore capisce da dove possono nascere disfunzioni aziendali (quindi con dispersione di energie e di margini) che attengono a questo problema e può aiutare a fare chiarezza. Ancora: quando si capisce che i flussi vanno organizzati in un certo modo va da sè che l’organizzazione deve adeguarsi. «Se automatizzate i passaggi di commessa e in generale la gestione dei documenti - hanno ricordato Massimo Calvi e Fabio Tinti - evitate errori e perdite di tempo».
Industria 4.0 passa anche (e prima) dagli uffici.
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