Montagne di soldi per la formazione: adesso che si fa?
Sono attesi a giorni i primi 660 milioni. Prima tranche di oltre 4 miliardi destinati a quelle che si chiamano politiche attive del lavoro, in particolare per quanto riguarda la formazione. Sorvolerò su molte cose.
Basti però sapere che i piani attuativi che le Regioni hanno presentato per attivare le politiche sul lavoro (in sigla Gol) sono stati approvati. Adesso bisogna passare all’attuazione. Ogni Regione si regola a modo proprio. La Lombardia ha già fatto sapere che manterrà l’impostazione nota: integrazione fra strutture pubbliche e private. Sui Gol, però, c’è una incognita non piccola.
Ovvero: la valutazione sulla occupabilità del percettore di Gol è il centro per l’impiego. E qui si apre più d’una incognita visto che le nuove politiche di avviamento al lavoro hanno necessità, come dire, di strutture che siano motori di queste politiche, mettendo in secondo piano quanto sin qui fatto, ovvero una attività essenzialmente burocratica.
Il che significa che i centri per l’impiego devono «andare» sul mercato, ad esempio bussare alle porte delle aziende, chiamare le persone da riqualificare.
Serve un salto di qualità ai centri per l’impiego ma serve anche una nuova assunzione di responsabilità da parte di aziende e sindacato e, aggiungo, da parte delle istituzioni pubbliche. La sfida è troppo grande, forse da ultima spiaggia: quando mai troveremo tante altre risorse? Qui serve una campagna anche di sensibilizzazione e di informazione capillare, che tocchi ogni Comune. Ci tocca un po’ a tutti far sì che - finalmente - sulla formazione ci si avvicini ai Paesi del Nord.
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