L’orgoglio e l'audacia dei piccoli artigiani
Storie di sorprendenti artigiani che meriterebbero un libro. Artigiani che prima di essere 4.0 per quel che fanno in fabbrica, lo sono - 4.0, intendo - per quel che hanno in testa.
Benedetti i professori. Techne è oggi un’azienda che sta in città, in via della Musia. L’ha messa in piedi, nel 2008, Davide Peli che oggi di anni ne ha 34. Nessun retaggio imprenditoriale alle spalle. Solo la voglia di mettersi in proprio con il sostegno (storia nella storia) di due profe dell’Ipsia di Gardone Valtrompia, ovvero di Riccardo Foglia e della Veronica Pede. Cita Goethe ed è una massima che credo stia inespressa nel cuore di ogni artigiano: «Qualunque cosa tu possa fare, o sognare di poter fare, cominciala. L’audacia ha in sé genio, potere e magia. Cominciala adesso».
E lui, preso il diploma, mise a frutto la sua passione per la qualità e la precisione prima per 4 anni in Aqm (come dipendente) e poi - appunto - fondando Techne. Oggi fa 3 milioni di ricavi con 21 collaboratori che lavorano nei laboratori dell’azienda (taratura, misure tridimensionali, prove) facendo servizi di misura e controllo per l’industria dell’auto, meccanica, petrolchimica, della difesa e altre. «A luglio - dice Peli, che è presidente dei giovani artigiani di Confartigianato - prenderemo la certificazione Accredia che ci consentirà di diventare certificatori».
Effetto-legge. C’entra il 4.0 con tutto questo? Eccome. I numeri, le misure sono il presupposto del 4.0. «Lo vedo anche dai numeri. Oltre che fare servizi di metrologia noi vendiamo anche strumenti di misura. E stiamo facendo il +35% di fatturato. Misurare è conoscere e chi misura di più - dice Peli - cresce meglio». In via della Musia, Techne si è trasferita da un anno con un investimento (fra immobile e soprattutto i nuovi laboratori) di 4 milioni. Regola classica: «Gli utili in azienda».
Cambiamo scenario. A Lumezzane Pieve, Cristian Beccalossi lavora nell’azienda fondata (1980) dal padre Mario, ancor’oggi attivo. Cristian, anche lui ex presidente dei Giovani di Confartigianato, oggi ha suppergiù quarant’anni e ricorda - quasi commosso - «la felicità con cui entrai in azienda dopo il diploma». La Mario Beccalossi ha 9 dipendenti, un fatturato di 1,5 milioni, specializzata in saldature per automotive, riscaldamento, valvolame, lampade da giardino, stufe a pellet e via andare. Malcontati sono circa 200 mila pezzi al mese.
E quindi sulla saldatura si investe: 200 mila euro per un’isola robotizzata 4.0. Ovvero - dice Cristian affiancato da papà Mario - «un impianto collegato al gestionale aziendale, che monitora passo il lavoro collegato con clienti e fornitori». L’idea e il suggerimento sono venuti da Confartigianato e siamo stati seguiti dal Csmt e in particolare da Pierfederico Cancarini. Per noi - conclude Cristian - penso che cominci una nuova strada».
Consiglio finale del patron Mario ai colleghi: «Ogni tanto è meglio smettere due ore prima e fare un salto in associazione. Qualcosa s’impara sempre». Ovvero: il vero salto 4.0 può partire anche da qui.
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