«L'istruzione è la spesa più produttiva», Draghi dixit
Avanti con Mario Draghi. Vedremo se e come ce la farà a mettere insieme un Governo. Gli auguri, non formali, sono d’obbligo. C’è un aspetto che personalmente mi convince in particolare. Ed è la sua attenzione, proclamata (meglio: sottolineata, perché il candidato premier non ha l’aria di uno che fa proclami) per i giovani e in particolare alla scuola, all’istruzione.
In giorni nei quali le attenzioni sono in particolare rivolte al via vai dei partiti e allo scavare nel passato di Draghi (la moglie, i due figli, i due nipotini, il suo cane, la passione per la fotografia, i suoi completi blu comodi eccetera) fa bene ripassare alcune cose che l’ex numero uno della Bce ha avuto modo di dire in questi ultimi mesi, quindi a carica istituzionale europea decaduta. E ha fatto bene Alberto Orioli a farne un intelligente collage sotto un titolo (Sole 24 Ore) anche questo curioso: Istruzione e capitale umano: saranno i giovani il vero partito di Draghi, che è sintesi di un’idea che il presidente incaricato sta sviluppando da tempo. In sintesi: senza i giovani non ci può essere crescita.
Che è una ovvietà, ci diciamo noi dotati solo di buon senso, ma che in questi ultimi venti anni - da destra e sinistra - la si era dimenticata. Proclamata a parole, disattesa nei fatti. Meno ai padri e più ai figli è una sintesi un po’ rude, ma di questo si tratta. Se spendi (dico per dire) dieci miliardi per quota cento, ti resta poco per la scuola. «Privare i giovani dell’istruzione è rubargli il futuro. È la peggiore forma di diseguaglianza. L’istruzione è la prima spesa produttiva su cui investire». Draghi dixit. Parole di qualche mese fa. Le onori, presidente.
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