Le Tea nel deserto: l'agricoltura e le Tecniche di evoluzione assistita

E dopo gli Ogm arrivarono le Tea. La scorsa settimana le commissioni congiunte Agricoltura e Ambiente del Senato hanno dato via libera all’emendamento, contenuto nel decreto Siccità, che rende possibile la sperimentazione in campo aperto, e non più solamente in laboratorio, delle Tecniche di evoluzione assistita (Tea) in agricoltura.
A differenza degli Organismi geneticamente modificati l’editing genomico, la modifica del Dna, avviene non attraverso l’utilizzo di geni di provenienza esogena ma selezionati all’interno dalla stessa specie della pianta che si vuole trasformare. Lo scopo delle Tea è quello di rendere gli organismi più resistenti ai parassiti e quindi meno bisognosi di fitosanitari, migliorando al contempo capacità di assorbimento delle sostanze nutritive dal terreno. Obiettivi lodevoli anche in vista delle conseguenze del cambiamento climatico e della sempre più probabile siccità degli anni futuri, con l’Italia che fa il primo passo in questa direzione in attesa di una specifica normativa europea ancora assente.
Ma di fronte a questa importante innovazione, legislativa e tecnologica, viene da porsi una domanda. Perché su questo argomento non si sta alzando la bufera della discussione, foss’anche quella del dissenso, come avvenuto in passato proprio sugli Ogm e più recentemente sugli alimenti coltivati in laboratorio? Sia chiaro, le differenze sul piano scientifico sono enormi, i risvolti etici parimente diversi: si va a modificare qualcosa di già esistente, non a creare ex novo, come con il cibo «in provetta», un prodotto partendo da cellule.
I rischi, persino per la salute, possono però esserci anche con riferimento alle coltivazioni con Tecniche di evoluzione assistita, con effetti collaterali indesiderati o mutazioni non previste. Ecco perché è fondamentale la sperimentazione. Permetterla o meno resta prettamente una scelta politica.
@Tecnologia & Ambiente
Il futuro è già qui: tutto quello che c’è da sapere su Tecnologia e Ambiente.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
