Le persone i pilastri per costruire l’azienda che cresce col territorio

Marco Papetti
Il ciclo sui criteri Esg si è focalizzato sul Social. Volpi: «Famiglia, cultura e salute aspetti centrali»
  • S come Social: il secondo incontro di GdB&Futura
    S come Social: il secondo incontro di GdB&Futura - Foto New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it
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AA

Se «Environmental» è il più noto tra i criteri Esg e «Governance» quello forse di meno immediata comprensione, il secondo termine, «Social», dietro la maschera dell’inglesismo nasconde i riferimenti più concreti a cui può legarsi un’impresa: il territorio e le persone.

Se n’è discusso ieri nel secondo appuntamento del ciclo «I tre volti della sostenibilità: i criteri Esg» di GdB&Futura, organizzato in collaborazione con Rmb, Torri-Artigiani del fotovoltaico e Progetto 6, in un incontro moderato da Stefano Martinelli del Giornale di Brescia all’intento della Cantina Bottenago di Polpenazze del Garda.

Che cosa sia Social, da un punto di vista scientifico, lo ha spiegato Mariasole Bannò, professoressa di Economia e Gestione delle imprese e Presidente della commissione Genere dell’Università degli Studi di Brescia: «In estrema sintesi Social sono le persone – ha detto –, che rientrano in qualsiasi aspetto della vita dell’impresa: dei tre criteri Social è che è trasversale e comune e tutti e tre i pilastri, una trave che sostiene tutte le performance Esg. Copre a 360° tutti gli aspetti che governano l’impresa, da quelli più strategiche a quelli più operative».

Di esempi di legami tra aziende e territorio il bresciano offre svariati esempi, dalla piccola alla grande impresa: all’incontro ne sono intervenute tre, a portare la propria peculiare interpretazione del secondo criterio Esg. Una è Rmb, azienda di Polpenazze specializzata nel recupero del metallo dai rifiuti: «Oggi Rmb dà lavoro a più di 600 persone – ha raccontato il direttore del personale Emilio Cattaneo –. Provengono da quasi tutti i Comuni del circondario, in ciascuno dei quali abbiamo 30/40 persone che lavorano in Rmb. Al Social si ispirano alcuni dei nostri valori fondativi, in primis la sostenibilità, che riguarda la continuità del lavoro, il rispetto della collettività, del territorio e dell’ambiente. Non possiamo pensare alla nostra attività produttiva se non in un arco di tempo prolungato, per dare prosperità alle famiglie e al territorio».

Un approccio che genera anche un ritorno all’azienda e innesca percorsi di crescita, «poiché lo stile con cui le aziende si approcciano cambia poi il risultato finale», ha detto il ceo di Progetto 6 Ernesto Medeghini. D’accordo anche Michele Torri, presidente di Torri-Artigiani del fotovoltaico: «Non dobbiamo pensar solo al business, molte scelte ponderate possono riportare ricadute su territorio, anche quando si parla di Pmi».

FabbricaComunità

E alle piccole-medio imprese l’esempio può arrivare spesso dalle più grandi, come il gruppo Volpi di Collebeato, il cui progetto di «Fabbrica Comunità», con un modello di impresa che va oltre la ricerca del profitto, è una sorta di case history olivettiana in terra bresciana: «Quello che abbiamo cercato di realizzare è un pensiero che veniva da lontano, che si è concretizzato mettendo a terra valori – ha spiegato il presidente Alberto Volpi –. Nessuno ci ha chiesto niente, non c’erano esigenze di accelerare processi e migliorare l’efficienza, ma questa idea ci ha fatto capire che dovevamo rivisitare il processo capitalistico tradizionale. Abbiamo costruito il nostro modello di Fabbrica Comunità su tre dorsali: famiglia, cultura e salute».

Collaboratori

Social è anche integrazione, dell’azienda col territorio ma anche di lavoratori di origine straniera nel tessuto produttivo locale e nell’impresa. Ma anche per questo c’è un modello di gestione: «Abbiamo fatto un’accademia di formazione – ha raccontato Volpi –, dopo questo percorso l’integrazione avviene attraverso la cultura. Dall’aprile del prossimo anno in tutti i nostri siti ogni domenica una comunità condividerà alle altre la propria cultura. Altra cosa importante è trasferire consapevolezza che si è in un Paese fin cui al fianco dei diritti ci sono i doveri». Per Rmb, «le persone che entrano devono accettare i valori della nostra organizzazione indipendentemente dall’etnia – ha aggiunto Cattaneo –. È necessario abbattere le barriere e consentire a tutti percorsi di crescita».

E se alla fine non ci fosse una «via italiana» al secondo criterio Esg? Un modello familiare di impresa, alternativa tanto al capitalismo estremo quanto allo statalismo di impronta cinese? Alberto Volpi ne è convinto, e ha descritto un modello d’imprenditore italiano che non mira al solo profitto per la realizzazione della priorità attività, ma «passa dai traguardi e dagli obbiettivi». Un’intuizione a cui la professoressa Bannò ha dato veste scientifica: «La forza di questi racconti sta nella sovrapposizione tra valori della famiglia e business. In ottica di sostenibilità è la svolta, se l’imprenditore lavora per portare avanti la priora creatura e per generare un benessere che sia più diffuso possibile, questo business ha una ricaduta territoriale che va a sovrapporsi a quella della famiglia. Credo che il ruolo della famiglia imprenditoriale faccia nell’ottica della sostenibilità la differenza di vantaggio competitivo strategico».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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