Le mille sfumature del Pianeta con lo sguardo rivolto al 2030
Il futuro non è mai stato così presente. Il presente e il futuro della transizione ecologica, degli Obiettivi 2030 dell’Onu per la riduzione delle emissioni, delle città sostenibili. Il claim perfetto per l'evento Pianeta 2030, che è anche il titolo dell'omonimo inserto del Corriere della Sera, promotore della rassegna, diventato quest'anno un festival ospitato alla Triennale di Milano.
Durante la Giornata mondiale dell'Ambiente di ieri l'apertura con il direttore del quotidiano di via Solferino, Luciano Fontana, e il caporedattore Edoardo Vigna. «Il clima ci lancia ormai segnali inequivocabili - ha esordito Vigna - come il fatto che le aziende utilizzino sempre più i criteri Esg. Questo festival guarda al presente e al futuro» .
«Quest'anno stiamo facendo uno scatto in avanti, perché vogliamo che in questi quattro giorni ritornino al centro i temi dell'ambiente - ha aggiunto Fontana - .Dalla campagna elettorale per le Europee emerge purtroppo invece il messaggio che si debba fare un passo indietro. Le ricadute sociali della transizione sono un tema serio ma è prioritario andare nella direzione che l'Europa ci ha indicato».
Elena Grandi, assessore al Verde e all'Ambiente del Comune di Milano ha sottolineato come «il cambiamento deve partire dalle città. Bisogna accelerare per adattarci e mitigare il cambiamento climatico. Stiamo facendo tanto ma dobbiamo fare sempre di più. Ma è necessario mettersi in rete, amministratori, media, imprese». Saranno quattro giornate, fino a sabato, Giornata mondiale degli oceani, per riflettere su ambiente, clima e sostenibilità, grazie a una maratona di talk, workshop, incontri, interviste. Voci autorevoli per parlare del presente e del futuro del nostro pianeta.
Come Telmo Pievani, filosofo della scienza, l'esploratore Alex Bellini, Massimo Quaglini, amministratore delegato di Edison Energia. Ospiti della prima giornata anche Giovanni Storti e Giacomo Poretti, del trio Aldo, Giovanni e Giacomo. Plevani è stato chiaro: «Siamo dei castori che hanno perso il senso della misura. Ne abbiamo avuto grandi vantaggi per una parte della terra ma in questa forte accelerazione abbiamo fatto danni. Come se ne esce? Ritornando alla natura originaria o con soluzioni ipertecnologiche? Nessuna delle due. Dobbiamo cambiare profondamente i nostri modelli di consumo. Il castoro ci insegna che non siamo i padroni del mondo. Ci vuole umiltà. Noi siamo mammiferi di grossa taglia, un pochino invasivi».
Alaska
Bellini ha dato vita al progetto Eyes on Ice, un viaggio attraverso l'Alaska, con una telecamera, per farsi raccontare come sta cambiando una terra che vive drammaticamente gli effetti del cambiamento climatico. «Ho fatto il percorso con una bicicletta stampata con un braccio robotico e realizzata con plastica riciclata - ha raccontato l’esploratore - . Le condizioni metereologiche in Alaska cambiano repentinamente, in poche ore si possono attraversare le quattro stagioni. Abbiamo incontrato cinque dei villaggi che presto potrebbero doversi spostare per le erosioni e le esondazioni. Gli impatti dei cambiamenti climatici sono anche sociali e psicologici. Le comunità in Alaska sono basate sulla sussistenza, vivono di caccia e pesca».
L'Artico è fondamentale per il clima globale. «É un grande serbatoio di anidride carbonica - ha spiegato Bellini - . La superficie bianca ha una forte capacità di riflettere i raggi solari. Inoltre meno ghiaccio è presente sul pianeta più aumenta la temperatura». Bellini ha già nel carnet nuove esplorazioni, la Groenlandia e il Polo Artico.
Varie discipline
Il Festival, con la rubrica Mappamondo e gli italiani in giro per il mondo, racconterà diversi angoli del pianeta. La professoressa Cristina Giacoma, docente di Zoologia dell'Università di Torino, si è collegata dal Madagascar. Studia lo stato di conservazione dei lemuri cantanti. «Si chiamano così perchè cantano - ha precisato la studiosa - . Le femmine cantano in maniera diversa dai maschi. Hanno capacità che normalmente si consideravano esclusive dell'uomo». Il Madagascar ha ambienti naturali intatti ma è anche uno dei Paesi più poveri del mondo. «Per questo - ha aggiunto - bisogna fare in modo che la popolazione possa vivere meglio senza che le risorse naturali vengano sfruttate eccessivamente».
Mere Takoko, specializzata in cambiamento climatico, è executive director Hinemoana Halo Ocean Fund, arriva dalla Nuova Zelanda ed è di origine Maori. «Per noi Maori l’Oceano Pacifico è la Grande madre. Sono due le sfide principali cui devo approcciarmi, l'innalzamento degli oceani e i cetacei. Non tutti sanno che le balene hanno la capacità di immagazzinare CO2. In queste sfide siamo sostenuti dai re Maori» ha detto Takoko che ha appena acquistato una imbarcazione tradizionale del suo popolo. Il popolo di origine polinesiana nella vita quotidiana porta avanti riti millenari per tutelare il pianeta. Le balene sono una sorta di eco ingegneria degli oceani. «Oltre al riconoscimento giuridico della personalità delle balene come esseri senzienti stiamo lavorando per il riconoscimento del valore economico dei cetacei per il loro contributo alla tutela dell'ambiente» ha confermato Takoko.
Giovanni e Giacomo, membri del famoso trio comico, con Pievani hanno mixato risate e impegno. «Per sostituire una lampadina di solito ci sono degli acrobati che si arrampicano» ha scherzato Giovanni. Il clima cambia «da milioni di anni. Ma ci sono due grandi differenze tra i cambiamenti del passato e quelli di oggi - ha ricordato Pievani - . Il tempo, ora più accelerato, e le cause, prima la natura e ora l'uomo», Il «professor» Storti su Instagram dispensa consigli sui comportamenti da seguire per essere amici dell'ambiente. «In modo buffo cerco di raccontare che le piante sono esseri speciali» ha spiegato Giovanni.
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