Le idee del ministro Cingolani: «Anche il digitale inquina»
È stato fra le sorprese del Governo Draghi. Roberto Cingolani ministro alla Transizione Ecologica (MiTE), una formula nuova e certo più ampia di quel che si chiamava ministro dell’Ambiente, un ministero, l’Ambiente, a torto o ragione considerato di seconda fila e che invece adesso assume funzioni decisamente nuove e allargate. In primo luogo perché (senza giri di parole) a Cingolani e al suo ministero toccherà gestire un bel po’ dei miliardi che arriveranno dalla Ue e poi c’è lo spessore del personaggio, diciamo pure delle qualità dell’uomo: milanese di nascita (è del ’61), pugliese per adozione e formazione, Cingolani è un fisico, scienziato, tecnologo, artefice dell’IIT-Istituto italiano di Tecnologia, una sorta di gioiello italiano dedicato alla scienza e della tecnologia e che, fra gli altri, collabora con il bresciano gruppo Camozzi per una serie di progetti industriali e, ovviamente, innovativi.
Cingolani va a dirigere un ministero quasi monstre cui faranno capo le politiche energetica, delle emissioni, lo sviluppo sostenibile, la mobilità green, le politiche di contrasto ai cambiamenti climatici. Senza dimenticare la mission storica del ministero: la valorizzazione dell'ambiente, del territorio e dell'ecosistema, la conservazione delle aree naturali protette e della biodiversità, l'economia circolare, le bonifiche, la difesa del territorio e la lotta ai danni ambientali.
Roberto Cingolani ha spiegato i suoi obiettivi e la sua visione in un convegno via web nei giorni scorsi. «La correlazione fra un Pianeta in salute e una società giusta è il vero obiettivo della transizione ecologica». Non abbiamo la ricetta, non ce l'ha nessuno. Stiamo cercando di capire dove andare».
Per il ministro «la sostenibilità è un concetto di compromesso fra diverse istanze, che cambiano nel tempo. I problemi sono tutti interconnessi e richiedono soluzioni multiple». In particolare sull'uso delle risorse naturali, il ministro sottolinea che «nel 2017 abbiamo usato 90 miliardi di tonnellate di risorse naturali primarie, questo è un numero molto più alto di 10 anni fa, la crescita economica ha fatto sì che le risorse naturali fossero fortemente impegnate». E poi: «Pensate al digitale, la digitalizzazione è una tecnologia fantastica se usata in modo intelligente ma anch'essa non è gratis energeticamente: si stima produca circa il 4% della CO2 totale, gli aerei fanno il 2%, il trasporto leggero fa l'8%, quindi il digitale ha un peso specifico consistente». Quindi, sottolinea «è un modello consumistico che va affrontato globalmente, e considerato nel budget complessivo. Il digitale non merita più attenzione di altri settori ma è considerato una specie di soluzione al problema, ma non esistono soluzioni a costo zero».
Per il ministro-scienziato, «noi ora possiamo provare a mettere delle toppe a un processo che è partito in maniera irreversibile. Ma dobbiamo cominciare a guardare al futuro con un'ottica di prevenzione. Dobbiamo cominciare a fare il "risk assessment", l’analisi del rischio di tutto quello che facciamo e produciamo». «Una nazione smart e sicura è una nazione in grado di prevedere - aggiunge - e per prevedere bisogna avere la possibilità di osservare e di mettere insieme cose diverse».
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