Le aziende mettono il turbo con il digital manifacturing
Con un aumento stimato di 8,6 miliardi su base annua del valore della produzione e una crescita annua di 39.000 addetti, la diffusione delle tecnologie del digital manufacturing rappresenta una sfida imprescindibile per i settori del Made in Italy.
Lo certifica il primo rapporto "Make in Italy", a cura di Fondazione Nord Est e Prometeia, sull'impatto delle tecnologie digitali nel sistema manifatturiero italiano. La ricerca, condotta su un migliaio di imprese, si pone l'obiettivo di analizzare le opportunità che il digital manufacturing offre all'industria italiana e, in particolare, ai settori del Made in Italy segmentati in due grandi comparti:
- settori produttori di beni di consumo del sistema moda e del sistema casa, per i quali gli aspetti legati allo stile, al design e all'heritage italiana fanno premio per la competitività (made in Italy di consumo)
- settori produttori di macchinari e componenti, per i quali l'aspetto dell'innovazione tecnologica risulta premiante dal punto di vista del rapporto con il mercato (made in Italy tecnologico).
Grazie all'abbinamento tra i dati di diffusione delle tecnologie e quelli dei bilanci aziendali, l'analisi attua il confronto tra le performance delle imprese più innovative e le medie dei settori di appartenenza. In termini di valore della produzione, la stima, calcolata a partire dal confronto tra i risultati registrati dalle imprese che hanno investito in 3D e robotica e quelle dell'universo delle aziende attive in Italia nei comparti considerati, è quantificabile appunto in 8,6 miliardi di euro su base annua (26 miliardi nell'arco di tre anni).
Questi, sommandosi al 2,8% di crescita media annua prevista, porterebbero il giro d'affari ad aumentare del 4,3%. Queste imprese, inoltre, si caratterizzano per una capacità di generare valore aggiunto superiore di oltre 3 punti percentuali rispetto alla media del comparto di appartenenza.
Un upgrade tecnologico attraverso l'utilizzo estensivo di 3D e robotica potrebbe generare - stima il rapporto - un valore aggiunto addizionale di 4,3 miliardi di euro su base annua.
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