L’altra faccia (scura) della tecnologia è il cybercrime
Sala delle grandi occasioni la Libretti nei giorni scorsi in occasione dell’evento (qui la registrazione completa) promosso dalla Inser (brokeraggio assicurativo e consulenza) su un tema (duplice e collegato) che ormai scotta: il cybercrime e l’imminente entrata operativa (25 maggio) del Gdpr, ovvero delle norme Ue per tutelare i dati dei cittadini e per alzare muri contro la criminalità informatica.
Norme che un po’ vanno a braccetto: milioni, miliardi di dati che ogni giorno si generano, aziende-pirata che su questo business ci si buttano: o per utilizzare (a insaputa degli interessati) dati per fare business o, più semplicemente (si fa per dire) per entrare nel sistema informatico delle aziende, infettarlo e batter cassa. Giuliano Tonolli della Personal Data all’incontro ha dato qualche numero: 400 miliardi annuo il fatturato stimato della criminalità informatica, un attacco ogni 20 secondi, nel solo mese scorso, 153 attacchi alle aziende italiane (quelle che hanno ammesso l’attacco).
E qui c’è uno dei temi che lega il cybercrime al Gdpr, qui sta la filosofia di fondo - lo ricordava sempre Tonolli - che ha convinto l’Europa a stendere un regolamento di difesa: se tutto il sistema si rafforza tutti stanno meglio. E quindi tutti devono attivare controlli e difese, tutti dovranno dire quando e come sono stati attaccati e non già per la statistica quanto per affinare le difese. Il Gdpr ha molte facce. Lara Bertolotti (consulente) ha ricordato le sanzioni (salate, salatissime, dal 2% al 4% del fatturato) ma ha anche fatto memoria di quanto il nuovo regolamento Ue sui dati personali potrà avere sulla vita di noi tutti. A d esempio viene sancito a livello Ue il diritto alla portabilità dei dati personali (niente più alibi, ad esempio, nel trasferire il conto da una banca all’altra). Memo d’esordio della Bertolotti: ma di quali dati parliamo? Praticamente, parlando d’aziende, di tutti quelli che riguardano clienti, fornitori, dipendenti. Tutti o quasi.
Alert eccessivo? Non sembra. Ci si potrebbe chiedere se, attorno al cybercrime, si sta facendo terrorismo. Mah. Certo è che un’indagine fra i cento maggiori gruppi a livello mondiale dice che il tema è il secondo rischio in classifica. Le 150 e passa invasioni di aprile ricordate più sopra (ma si stima che in realtà il dato sia ampiamente sottostimato: tanti non denunciano) cominciano ad essere un bel numero.
Ci si può assicurare contro questo rischio? Sì. Inser spa, l’azienda che ha promosso l’incontro in Sala Libretti, è una società trentina con forti radici a Brescia (premi per 120 milioni, 130 dipendenti e collaboratori; hanno definito loro il pacchetto assicurativo, per fare un esempio, della metro di Brescia) ed oltre a fare la normale attività di broker (la miglior copertura al miglior prezzo) ha ideato una serie di prodotti-programmi per segnalare i rischi (non solo informatici, oltre che per affiancare l’azienda nei primi interventi post-disastro).
Compito primo del broker assicurativo, ha ricordatoClaudia Barbiero di Inser: sensibilizzare il cliente alla verifica dei vari rischi. Il cybercrime un tempo non c’era, adesso c’è. Ma un tempo non c’era perchè la tecnologia era quella che era. Ma è la storia dell’uomo: si aprono nuovi scenari arrivano nuovi problemi. Ci consoli Seneca che la Claudia Barbiero opportunamente ha citato: «Gran parte del progresso sta nella volontà di progredire». E dunque andiamo avanti, ben sapendo che non mancheranno intoppi...
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