«La verità, vi prego, su clima e salute»: l'epidemiologo Semenza a Futura
Lo scorso anno in Italia i decessi legati alle ondate di calore sono stati diciottomila. In Europa sessantunmila. Anni di vita persi che si sono aggiunti alle «perdite» attese. Questo malgrado vent’anni prima, nel 2003, a fronte di un numero importante di circa settantamila decessi dovuti al clima, fosse stato elaborato un piano in grado di minimizzare la mortalità correlata alle ondate di calore. Evidentemente, il piano era inadeguato. Nel frattempo, le conseguenze devastanti di quello che gli scienziati definiscono «grande esperimento globale» non si fermano.
Un tema complesso che «sta negativamente influenzando la salute umana in molteplici e complessi modi». Jan Semenza, dell'Università di Umea in Svezia, già direttore del programma sui determinanti di salute del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc, European Centre for Disease Prevention and Control), è rimasto fedele al titolo della relazione: «La verità, vi prego...su clima e salute» intervenendo ieri a Futura Expo insieme al rettore dell’Università degli Studi Francesco Castelli.
Una verità amara
Sorridendo, lui milanese cittadino del mondo, ha evidenziato che le temperature di questi giorni di ottobre non sono esattamente in linea con il tradizionale autunno bresciano. Come non lo è, l’osservazione di Castelli, «la fioritura nel mio giardino a Mompiano».
«Credo che il progressivo riscaldamento del pianeta sia un dato incontrovertibile le cui ricadute in termini di eventi meteorologici estremi e anomali sono in fase di valutazione. In questo quadro, si apre uno scenario preoccupante anche in termini di ricadute sanitarie». Abbiamo imparato, in questi ultimi anni, a conoscere infezioni quali la dengue e la chikungunya. A sapere che molte zanzare, presenti in un recente passato solo in Paesi lontani, ora sono qui e sono vettori di infezioni potenzialmente gravi.
«Bisogna ridurre il divario tra conoscenza e azione. Bisogna creare un approccio che punti a creare le condizioni per produrre insieme strumenti di supporto decisionale innovativi e rilevanti per le politiche con ricerche e flussi di dati che evidenzino i pericoli, l’esposizione, le vulnerabilità e i metodi di sorveglianza dei rischi legati al cambiamento climatico, oltre agli interventi per migliorare la resilienza ai rischi di malattie infettive sensibili al clima». L’approccio deve essere multidisciplinare perché il problema attraversa la scienza, l’ economia, la società. Si deve operare su differenti «scale di azione pubblica» (locale, nazionale, regionale e globale) e su «scale temporali» (monitoraggio dei cambiamenti storici, previsioni a breve termine e proiezioni a lungo termine).
Jan Semenza ha esaminato non solo le malattie infettive, ma anche le molte altre conseguenze sulla nostra salute causate dal cambiamento climatico. Ci sono indicatori certi che evidenziano quanto esso peggiori l’area cardiovascolare, quella polmonare, la salute mentale. Ha affermato: «La scienza è fondamentale per sviluppare e promuovere nuovi approcci per la resilienza climatica: la prospettiva di un modello sanitario basato sull’integrazione di discipline diverse è stato identificato dai maggiori organismi mondiali come la principale via da seguire».
Se vogliamo conoscere la verità su clima e salute, dobbiamo sapere che la strada è in salita perché l’adozione degli interventi suggeriti dalla scienza dipende dalla loro desiderabilità, attuabilità e fattibilità dal punto di vista decisionale e politico. Le minacce sono globali e possono essere mitigate, in parte, dall’adozione di differenti modelli di sviluppo e di un cambio di passo nelle nostre abitudini di vita. Semenza ha mostrato una foto, ieri, in cui si vedeva un numero impressionante di aerei in volo. E un’altra, in cui vi erano altrettante linee di connessione tra continenti e malattie.
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