La tedesca Festo: «Noi facciamo quello che insegniamo»
«Si fa presto a dire quattropuntozero...», ma poi bisogna entrarci, capire da dentro quel che significa, i passi da fare, le soluzioni adottate, misurarsi con una tecnologia che non sempre risolve tutto. Già, si fa presto a dire quattropuntozero. E il resto? Era il tema dell’incontro che Alessandro Marini (direttore del cluster Fabbrica Intelligente) ha sapientemente introdotto e guidato martedì 30 maggio in Sala Libretti. Tema solo in apparenza generico e comunque utile a rappresentare, ieri in particolare, un gruppo di relatori e interlocutori di qualità con una sottolineatura (se ci è consentito) per due ospiti fuori ordinanza come Michael Drager e Claudio Asnaghi del gruppo tedesco Festo, leader mondiale nella pneumatica, azienda guida in Europa di I4.0. Con i tedeschi, Francesco Buffoli della Buffoli Transfer (che ai tedeschi stessi fornisce centri di lavorazione), Stefano Ferrari di Fasternet (specialista in cybersicurezza) e Marco Favalli, socio e responsabile commerciale di Tecnosystem.
La cornice. Alessandro Marini ha tracciato la cornice:
- il problema ormai non sono le tecnologie, che ci sono. Il tema, semmai, è capirle fino in fondo;
- le informazioni sono il nuovo asset aziendale e bisogna usarle per migliorare l’azienda;
- dimenticate che il 4.0 farà sparire il lavoro. Magari da qualche parte sì (in Cina, ad esempio) ma la fabbrica 4.0 riporta chi lavora al centro;
- cyber sicurezza: avere tanta potenza informatica espone a tanta vulnerabilità. Quindi bisogna attrezzarsi.
«No agli sprechi». Michael Dragher (che in Festo è direttore della pianificazione e e ottimizzazione per le lavorazioni in serie) ha spiegato la gradualità degli interventi per la riorganizzazione e automazione delle fabbriche del gruppo, l’integrazione per passi, il trovare via via i colli di bottiglia che strozzano la produzione per arrivare poi all’integrazione completa. Claudio Asnaghi di Festo Consulting ha riassunto le linee-guida del gruppo. Ovvero: prima della tecnologia viene l’organizzazione.
La lean production è la base. Se si adotta la lean si risparmia perchè il prerequisito a qualsivoglia innovazione è «la lotta agli sprechi». Se si automatizza senza lean si rischia «di automatizzare lo spreco».
Altro messaggio di Asnaghi: «Noi facciamo quello che insegniamo», ha detto. Sintesi dell’attività di consulenza della Festo, ma anche della simbiosi (classicamente tedesca) fra Industry&Education, fra industria e scuola.
Tema che Buffoli ha preso al volo presentando una ricerca interessante che dice di quali figure professionali oggi il mercato chiede (a partire dalla stessa Buffoli Transfer). Servono e serviranno sempre più: specialisti nell’analisi e nella qualità dei dati; serve chi sappia lavorare sull’A.I., specialisti nella sicurezza informatica e nel digital marketing, matematici ed esperti in sistemi di visione ma - anche - montatori e manutentori disposti a viaggiare.
«Tante potenzialità». Cybersicurezza, tema che WannaCry (il virus ricattatore che ha colpito 60 nazioni) ha portato di attualità. È bene stare in allerta, ha detto Stefano Ferrari. Ma questo va oltre WannaCry. La sicurezza informatica chiede metodicità e rigore, «non pezze a seconda della moda o della cronaca». «Se pensate che i vostri dati siano importanti lo deve essere anche la sicurezza informatica. È costosa - ammette Ferrari - ma è un investimento».
Rivampare si può. E, a proposito di investimenti, Marco Favalli ha invitato le imprese a calibrarli sulla propria taglia. E in particolare, Favalli suggerisce una valutazione sulla possibilità di revamping di macchine e impianti: «Le agevolazioni fiscali valgono in questo caso, anche se - richiesta finale - sarebbe bene venissero prorogate al 2018. La legge è buona ma i tempi sono troppo stretti».
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