La sfida dell’intelligenza artificiale impone il dialogo tra generazioni
Quella offerta dall’intelligenza artificiale è un’onda che va cavalcata e che può portare anche alle aziende italiane, da quelle di grandi dimensioni fino alle Pmi, grandi benefici. Ma occorre fare presto e abbattere alcuni ostacoli che stanno rallentando la piena conquista di questo mezzo straordinario: primo fra tutti il difficile dialogo tra le generazioni.
Da un lato i «vecchi», ancora restii ad abbracciare molte delle occasioni fornite dalla digitalizzazione e dall’altro i giovani, spesso inascoltati portatori di novità anche strategiche per le imprese. Perché l’occasione data dall’Ai è unica, ma il suo galoppare è inarrestabile e, senza il supporto fattivo delle conoscenze dei ragazzi e delle ragazze formati appositamente nelle scuole e nelle università, rischia di essere per il sistema produttivo italiano una grande bolla pronta a scoppiare, con le economie degli altri paesi che avanzano e la nostra che arranca. Non è quindi un caso che si sia tenuto proprio nell’aula magna di una scuola superiore, l’Istituto Beretta di Gardone Valtrompia, l’incontro «Emphatic AI. L'intelligenza artificiale applicata al business» organizzato ieri da Cassa Padana.
Lo scenario
La prima parte della mattinata è stata dedicata proprio a studenti e studentesse, con i saluti del dirigente scolastico dell’istituto valtrumplino, Stefano Retali, gli interventi del direttore generale di Cassa Padana, Andrea Lusenti e dell’ad del Csmt, Riccardo Trichilo e di Dario Melpignano, ceo di Neosperience, azienda bresciana che studia l’applicazione dell'empatia nel business.
«Con l’Ai siamo di fronte a un evento di una portata comparabile all’avvento della stampa a caratteri mobili - ha sottolineato Melpignano -. Certamente assisteremo anche a ricadute negative, ma le opportunità di applicazione per le nostre aziende sono straordinarie se l’Ai verrà usata in modo critico e per ottimizzare i processi, dando la precedenza ad ambiti di nicchia per risolvere i problemi delle imprese».
Sarà come l’uomo la applicherà e con quali tempistiche a fare la differenza. «Negli anni il non aver portato innovazione in azienda ha creato problemi al conto economico di molte realtà - ha detto Luca Lisignoli, ad Neosperience Lab -. Fondamentale è lavorare sul passaggio generazionale dei giovani, che oggi sono visti da molti come persone con cui non si riesce a parlare».
Nuove generazioni
Quello del passaggio generazionale è un punto chiave e va affrontato oggi stesso, visto e considerato che le novità della digitalizzazione sono all’ordine del giorno e non più, come nel passato, nell’ordine dei decenni. «Negli ultimi anni abbiamo introdotto l’Ai nella nostra fabbrica d’armi - ha spiegato Franco Gussalli Beretta, presidente della Beretta Spa e di Confindustria Brescia -, mettendo nuove tecnologie a disposizione di giovani tecnici con l’obiettivo di continuare a far crescere l’azienda». La manutenzione predittiva è già realtà da tempo nell’azienda armiera valtrumplina, che ora sta lavorando sulla Ai generativa. Con l’obiettivo, tra gli altri, di giungere alla customizzazione delle armi partendo dalla conoscenza di chi le commissiona.
«Alle istituzioni spetterà regolamentare l’Ai e le sue applicazioni ma attenzione a non mettere troppi paletti - ha sottolineato Beretta -, perché altrimenti rischiamo di perdere del tutto la sfida che abbiamo già in parte perso non creando noi stessi queste tecnologie». Secondo Sergio Simonini, consulente di Cassa Padana Bcc, «per affrontare le sfide mondiali non potrà esserci azienda che non usi l’Ai».
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