GdB & Futura

La Sanità del futuro? Multidisciplinare e territoriale

Servono più risorse e una connessione costante fra la «base» e la rete ospedaliera
Attenzione alle risorse umane e più digitalizzazione
Attenzione alle risorse umane e più digitalizzazione
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Qual è la strategia della medicina del futuro? Qualcuno risponderebbe frettolosamente «di tanta tecnologia». Ma per chi ha vissuto sulla propria pelle la prima ondata della pandemia, tirare le somme sull’effettivo stato dell’arte del sistema sanitario e pensare a come si potrebbe migliorarlo anche solo nella propria città non è impresa facile.

Lo sa bene Francesco Castelli, direttore dell’unità operativa di Malattie infettive dell’Ospedale Civile e professore ordinario di Malattie infettive dell’Università di Brescia, che parla sì di tecnologia, ma non solo. «Per ripensare la sanità del futuro, bresciana e non, dobbiamo tenerci stretto il fatto di avere imparato più di prima a lavorare insieme durante l’emergenza - afferma il docente -. Medici di varie discipline, infermieri, tecnici di laboratorio, personale di supporto e organizzativo: ci siamo dovuti appoggiare gli uni agli altri per cercare una risposta ed è stato grazie a uno sforzo multidisciplinare che siamo riusciti a tenere testa a un mostro che ci è arrivato addosso come un tornado».

Il capitale umano va formato, motivato e incoraggiato a restare: «Il problema va oltre Brescia, è nazionale - prosegue Castelli -. I tagli alla sanità rendono il nostro sistema fragile, e già soffre di un insufficiente ricambio generazionale tra medici. Abbiamo bisogno dei giovani, e invece oggi assistiamo a una loro fuga di massa all’estero, dove sono molto ricercati, meglio retribuiti e ottengono possibilità di carriera migliori». Se sull’attrazione dei talenti l’università può dare un contributo decisivo, è chiaro però che occorre un intervento dallo Stato. Così come, secondo il prof. Castelli, ne serve uno anche per migliorare il collegamento tra la sanità territoriale e la sanità ospedaliera, da rafforzare per poter offrire percorsi più accurati di assistenza ai malati.

Ed è qui che sarà cruciale un investimento mirato nella tecnologia per la medicina, che durante i mesi più duri della pandemia ha facilitato alcuni processi resi complicati dalla mancanza di risorse e personale: «Telemedicina, telerefertazioni, passaggi di informazione online: sono stati strumenti fondamentali in questi mesi e vanno implementati». La ricerca. Infine, ma non da ultima, è necessario porre al centro la ricerca scientifica. Nella sventura di essere tra i primi ad affrontare il virus, i sanitari di Brescia hanno dato contributi di prim’ordine sul coronavirus alla comunità scientifica internazionale: «La qualità di tutto il patrimonio scientifico italiano è eccellente. Ma servono più risorse se non vogliamo farci trovare impreparati ancora in futuro».

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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