La «rivincita» dei Frizza: ora vendono tessuti in Cina
Che storia. E che rivincita. Un tempo si diceva (in realtà lo si dice anche adesso, ma con meno convinzione: è la globalizzazione, bellezza!) per dire di cose quasi impossibili o di sfide vinte in modo straordinario: «Vender ghiaccioli in Siberia», oppure «Tappeti ai persiani», cose così. Cose straordinarie, tentativi disperati già in partenza. Oggi - la globalizzazione, appunto - potremmo dire «Vendere tessuti ai cinesi», dopo che la Cina si è mangiata tutto o quasi il nostro tessile.
E invece, guarda te, c’è gente che non si dà sconfitta in partenza, che ci prova, che riesce a vendere tessuti ai cinesi (perchè la globalizzazione dà e toglie) e anzi lo fa con un saltro triplo sorprendente: si compra in Cina del tessuto grezzo, qui in Italia lo lavora e ci mette su, come si dice, valore, e poi lo riesporta in Cina.
Triplo salto, affatto mortale, visto che la storia va avanti da anni. Ammetterete che è una bella rivincita. Verrebbe da dire, anche qui, quasi una tripla rivincita considerando che la storia parte da via Orzinuovi, in città, fino ad un po’ di anni fa, uno dei poli nazionali - nazionali - del pronto moda e di approvvigionamento, quindi, di capi finiti e di tessuti.
Oggi via Orzinuovi ovviamente c’è ancora. Ma il panorama è cambiato. Grossisti bresciani pochi o nulla, tanti operatori cinesi. ma, del resto, è cambiato anche il panorama produttivo: di fabbriche e laboratori che fanno giacche e camicie se ne vedono pochi. Tutto, o quasi in Cina.
Ma torniamo alla nostra storia. Parliamo dei Frizza, della famiglia Frizza e dell’omonima società. Parliamo di Cesare (il patron) e dei figli Marco e Davide. In realtà, i Frizza via Orzinuovi l’avevano lasciata un 25 anni fa, avevano "annusato" che qualcosa doveva cambiare. E si son trasferiti in via Cacciamali, fronte tangenziale Sud. Spazi più ampi e la decisione di alzare il target e cambiare un po’ i mercati: sempre tessuti per capispalla ma con dentro qualcosa in più, qualcosa che ci mettesse valore. E quindi è cominciata la ricerca.
Cacciatori di nuovi tessuti. Perchè i Frizza oggi questo fanno: ricerca di nuovi tessuti, ricerca di come "nobilitare" il prodotto, quindi di proporre il tutto ai grandi gruppi del fashion, da Vuitton a Moncler, da Armani a Gucci, Kenzo, agli americani della Supreme. E fra questi clienti, per tornare alla Cina, ci sono per l’appunto gli asiatici: «Fra i primi 10 nostri clienti - dice Marco Frizza - tre sono cinesi».
A Brescia si pensano, diciamo così, i nuovi tessuti e poi ci sono 33 agenti che piazzano il catalogo in 27 Paesi. La Frizza, diciamo così, è una sorta di ufficio-studi sui nuovi tessuti. Per esempio: mai avrei detto che ci potesse essere un tessuto 100% acciaio. E invece i Frizza l’hanno "tessuto", ne hanno fatto un prodotto vendibile, che in qualche atelier più o meno d’avanguardia potete trovare.
Fra le tendenze di oggi c’è l’uso, altro esempio, delle chiamiamole "plastiche industriali" tipo la trama in tessuto che sta dentro i pneumatici. Ecco, cose così: prendere quel tipo di filo e tesserlo per farne abbigliamento. Serve intuizione, un po’ di fantasia, serve essere al centro del nuovo che avanza, almeno per quanto riguarda il fashion. Un problema, che Marzo Frizza sottolinea, è «la difficoltà ad avere fornitori di prodotto affidabili e in grado di fare lavorazioni avanzate».
Adesso il Crm e Rfid. Sin qui, diciamo così, siamo nel campo della tradizionale innovazione di prodotto. Ma il 4.0 dov’è? Ci arriviamo.Magari non sarà il 4.0 più avanzato, ma la storia serve anche a dare coraggio a chi si sente accerchiato, a chi pensa che il futuro possa esser solo cinese.
Da qualche tempo, in Frizza è arrivato il Crm (Customer relationship management). È una tecnologia che gira ormai da tempo e che in pratica consente di seguire passo passo i tuoi clienti e che in Frizza è stato installato ed è seguito dalla Ingest di Sarezzo.
In pratica si focalizza l’attenzione sul cliente: quando chiama si sa subito chi è, cosa ha comprato, cosa fa, dove è forte e dove meno, oltre al livello di solvibilità eccetera. Tu sai più sul cliente, lui si sente più seguito. E poi c’è un aspetto non banale: la "scheda-cliente" non è nella testa di un dipendente, ma è, per così dire, collettiva: tutti possono sapere tutto di tutti.
E adesso si lavora all’Rfid, un microsensore (costa 2 centesimi) per ognuno dei 3 mila codici prodotto: «Si sa quel che entra e quel che esce», conclude Marco Frizza, «e prima di uscire ti fa la bolla in automatico. Meraviglioso».
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