La blockchain è straordinaria (ma non per tutti)
Che cos'è una blockchain? «È un linguaggio universale per aziende differenti che collaborano. È un database, che permette di condividere informazioni anche su dati sensibili». Tutto qui? Quasi. Perché bisogna aggiungere un altro paio di cose: che sono trasparenti (tutti i contenuti sono visibili a ogni membro nello stesso momento), che sono inviolabili (quel che si è inserito non può essere modificato), che sono condivisibili da tutti coloro che sono autorizzati a inserire dati e visibili a chiunque (leggendo un Qr code), ma solo se chi le ha create lo consente.
Tempo fa sembrava che avrebbero rivoluzionato ogni organizzazione aziendale, diventate un vero hype dopo che Satoshi Nakamoto le ha sviluppate e che strumenti finanziari (bitcoin per primi) hanno cominciato a utilizzarle, ora si è capito che sono un mezzo formidabile, ma che non tutti ne hanno bisogno. Lo ha spiegato bene Lara Dittfeld, chief operating officer di Mangrovia (startup specializzata in crittografia applicata) all'incontro «Consulenza strategica e blockchain: cosa significano per le aziende», organizzato all'interno della quarta edizione di Industrial Reboot.
Thank you @gummyindustries and @TalentGardenit for having invited me to last Thursday’s #IndustrialReboot with @IBM_iX.
— Lara Dittfeld (@laraditt) November 19, 2019
As COO of @MangroviaLab, I often speak about the applications of #blockchain. It is always humbling to see how audiences react to what the technology can do. pic.twitter.com/9priuW35ix
«Se ho un grande network decentralizzato - dice la Dittfeld -, ad esempio la filiera di un prodotto, e voglio tener traccia di tutti i passaggi garantendo correttezza e originalità, allora sì, una blockchain può essere estremamente utile. Così come può esserlo per un'azienda molto grande con tante sedi decentrate». Se da un lato può essere un'interessante leva di marketing (nota la pubblicità di un pollo tracciabile) dall'altro la possibilità di condividere informazioni tracciabili e certificate in tempo reale rappresenta un indubbio vantaggio. Un esempio? Lara Dittfeld lo fa: «Poniamo di avere una blockchain che si occupa della filiera del prosciutto - spiega -. Vengono inseriti i dati relativi al carico di due maiali e il passaggio successivo segnala che le cosce sono diventate dieci. È chiaro che c'è qualcosa che non va, la blockchain fa scattare un allarme in tempo reale. E questo garantisce correttezza per tutti».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato