Itis serale? «Come un master», in classe anche gli universitari
La scuola è cambiata, anche e soprattutto quella serale. Entrando alle 18 al Benedetto Castelli in città basta poco per accorgersene. Pur non mancando ragazzi che per i più diversi motivi hanno lasciato i corsi diurni - i quali sono il target più comunemente associato alle serali - è sufficiente scambiare due parole con gli studenti e i docenti per percepire la trasformazione.
«Adesso rispetto al passato ci sono tante altre tipologie di iscritti - spiega il responsabile della didattica Luca Gotti -. Negli anni è cresciuto il numero di alunni che già hanno un diploma, ma che puntano ad una formazione tecnica avanzata, da spendere nel mondo del lavoro». Non mancano nemmeno studenti di ingegneria che, congelando per un certo periodo la loro istruzione accademica, scelgono la strada della formazione tecnica al fine di acquisire nozioni e competenze il più vicine possibile a quelle che il tessuto produttivo richiede.
In effetti i tre indirizzi serali del Castelli - cioè Elettronica ed elettrotecnica con orientamento all’automazione, Meccanica e meccatronica e Informatica - sono diventati sempre più dei corsi di affinamento, quasi una sorta di master per migliorare conoscenze e capacità. I numeri. In totale sono 250 gli studenti iscritti alle 11 classi, con un monte complessivo di 23 ore settimanali e un orario che va dalle 18 alle 22. Essendo l’unico istituto tecnico bresciano a fornire corsi serali, le iscrizioni sono sempre numerose e a volte giungono persino da fuori provincia.
Nessuno deve però pensare che si tratti di una scorciatoia, tutt’altro. «Non si creda però che qui la vita sia facile, si tratta di istruzione di alto livello con tutte le difficoltà che ne conseguono - sottolinea il prof. Giuseppe Campese -. Il tasso di bocciature è basso perché chi decide di intraprendere questa strada ci mette tutte le energie possibili, dovendo far fronte a molte difficoltà».
L’impegno è evidentemente gravoso: tanti lavorano durante il giorno e al calar della luce, quando chiuse le aziende potrebbero tornare a casa a riposarsi, si siedono tra i banchi. «Spesso sono adulti e questo modifica anche il rapporto insegnante-studente - spiega il docente Giovanni Boccingher -. Il dialogo è più diretto rispetto a quello che si instaura con i giovanissimi, c’è uno scambio molto forte anche dettato dal fatto che chi frequenta i corsi serali porta in classe il suo bagaglio di esperienze, molte acquisite sul lavoro. L’arricchimento è vicendevole».
Un contesto quindi dove oltre alla formazione tecnica c’è spazio anche per i rapporti umani, dove alle nozioni si accompagna la consapevolezza di aver scelto una strada in salita ma che di certo porterà i suoi frutti. Nell’era della trasformazione digitale si parla costantemente della necessità di competenze di alto livello, del bisogno di professionisti preparati. Scegliere di studiare mentre gli altri riposano dà il segno di quanto chi frequenta i corsi serali abbia colto tale stimolo e di come abbia deciso di investire energie e impegno per crescere e far crescere.
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