IoT, adesso anche le cose (e le macchine) si parlano fra di loro
Tutto è integrato, nulla è separato. Quando internet diventò di pubblico accesso caddero una dopo l'altra le barriere, fisiche, conoscitive, geografiche, che separavano gli uomini tra di loro. Ancora una volta sarà la rete a far crollare le divisioni, questa volta tra le macchine. Perché è questo quel che sta accadendo nelle fabbriche: come internet e i social hanno reso noi umani tutti connessi, le tecnologie digitali stanno connettendo fra di loro i vari pezzi di una fabbrica.
Con la dicitura Internet of Things (IoT-Internet delle cose) s'intende proprio questa interconnessione tra gli oggetti, non più ciascuno attivo unicamente in proprio ma unito agli altri in una rete intelligente. Il fatto di essere una delle tecnologie abilitanti della rivoluzione 4.0 non ne fa certo una novità nel panorama mondiale. Come ciascuno degli otto strumenti indicati quali mezzi per la digitalizzazione, anche l'IoT ha alle spalle un lunga storia ed è presente sul mercato da tempo.
Di domotica, cioè l'applicazione dell'informatica all'ambiente casa in ottica di sistema, si parla già da anni e i casi pratici sono numerosissimi. Il passo in più però è portare questa tecnologia, o insieme di tecnologie, fuori dalle abitazioni. Di grande attualità è il tema delle smart city, centri urbani dove, dai semafori all'illuminazione pubblica fino al riscaldamento, tutto è integrato in un unico apparato intelligente e sostenibile dal punto di vista ambientale.
Anche il mondo più strettamente economico sta guardando con interesse all'Internet delle Cose, non solo da un punto di vista produttivo (si stima che entro il 2020 gli apparati IoT saranno circa 25 miliardi) ma anche in termini di benefici contabili. Dall'interconnessione dei vari livelli di un'azienda, che facilita enormemente la gestione amministrativa della stessa (Business intelligence), alla smart manufacturing, che sfrutta le potenzialità dell'IoT per far dialogare fra loro i macchinari, gli sviluppi sono quanto mai ampi. Proprio al capitolo smart manufacturing si sta già da tempo osservando una grande attenzione del mondo delle imprese.
Non è raro trovare all'interno di siti produttivi italiani, e il Bresciano in questo è un'eccellenza, complessi sistemi dove le diverse isole di produzione dialogano fra di loro per capire necessità, prestazione e problemi di ciascuna fase del processo. Ma parlare di Internet of Things presuppone la chiamata in causa anche di un'altra delle otto tecnologie abilitanti del 4.0, i Big Data and Analytics. Ad un'esplosione di sistemi interconnessi, che costantemente emettono un'enorme mole di informazione, è infatti proporzionale la necessità di sapere gestire e utilizzare i dati.
Qui il panorama italiano è ancora piuttosto indietro. L'Osservatorio Big Data Analytics & Business Intelligence del Politecnico di Milano ha infatti evidenziato in una ricerca come, nel campione di aziende analizzato (circa 250), solo il 17% stia applicando a regime i Big Data. E siccome si parla di interconnessione e di integrazione c'è anche un altro grande macro argomento legato a doppio filo all'Iot, quello della cybersecurity. Le macchine collegate fra di loro generano informazioni che vengono immagazzinate, in cloud (altra tecnologia abilitante) o in server locali, e il rischio è che le stesse possano essere rubate o andare perdute. Certamente prima di parlare di sicurezza è però necessario progredire negli altri due gradini, IoT e Big Data, tenendo sempre però chiaro in mente che una volta scelta la strada dell'interconnessione nulla sarà più come prima.
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