Industria 5.0: nella nuova fabbrica uomo, tecnologia e sostenibilità si incontrano
Digitalizzazione e sostenibilità sono i due termini che nel vocabolario delle aziende compaiono attualmente con più frequenza. Fino a poco tempo fa però sulla bocca di tutti c’era la dicitura Industria 4.0. E mentre ancora tantissime realtà, soprattutto di media o piccola dimensione, sono ancora alle prese con il passaggio a una produzione tecnologicamente avanzata, ecco che spunta un nuovo, ingombrante nome: Industria 5.0.
Con questo termine si intende l’unione di un modo di lavorare in fabbrica digitalizzato, interconnesso e dove vive la collaborazione tra uomo e macchina, all’attenzione agli aspetti di sostenibilità ambientale e sociale.
Ma andiamo per gradi. Industria 4.0 e Industria 5.0, con la numerazione che sta a indicare nuove rivoluzioni industriali e quindi radicali cambi di paradigmi (concetti sui quali non tutti sono concordi), sono sistemi che, secondo il documento «Verso un'industria europea sostenibile, centrata sull'uomo e resiliente» redatto nel 2021 dalla Direzione generale della ricerca e dell'innovazione della Commissione europea, non sono alternativi.
«È importante sottolineare che l’Industria 5.0 non va intesa come continuazione cronologica né come alternativa al paradigma di Industria 4.0 - spiegano gli autori Maija Breque, Lars De Nul e Athanasios Petridis -, ma come il risultato di un esercizio lungimirante, un modo per inquadrare le modalità di coesistenza dell'industria europea con le emergenti tendenze ed esigenze sociali. Il concetto di Industria 5.0 pertanto si pone a completamento e ampliamento delle caratteristiche distintive di Industria 4.0: sottolinea quelli che saranno i fattori decisivi per il collocamento dell'industria nella società europea del futuro, fattori non che sono solo di natura economica e tecnologica ma anche di importante valenza ambientale e sociale».In questo primo accenno già si coglie cosa si intenda quando viene utilizzata tale dicitura, un concetto che va al di là della tecnologia applicata alla fabbrica, oltre l’interconnessione dei macchinari e l’utilizzo massivo dei dati (tutti concetti propri della quarta rivoluzione industriale), abbracciandoli in un orizzonte più ampio. «Riteniamo che Industria 5.0 sarà definita alla luce di un senso ritrovato e più ampio che andrà al di là della mera produzione di beni e servizi a scopo di lucro - spiegano i ricercatori -, e che fa emergere tre elementi fondamentali: la centralità dell’uomo, la sostenibilità e la resilienza».
I tre aspetti
Per centralità dell’uomo si fa riferimento a un approccio dove la la tecnologia viene usata per adattare il processo di produzione alle esigenze del lavoratore, per esempio per guidarlo e formarlo in modo adeguato concentrandosi su sicurezza e maggiori responsabilità della persona nel processo produttivo. «Con una maggiore automazione però alcune abilità diventeranno inevitabilmente obsolete e quindi difficili da sviluppare ulteriormente - si legge nel report -. Pertanto è importante favorire la riconversione delle competenze dei lavoratori. È il caso delle competenze digitali, spesso non (ancora) comprese nel percorso di educazione e formazione».
Sul tema della sostenibilità non c’è certo bisogno di dilungarsi, alla luce del fatto che dall’anno di redazione del documento (2021) ad oggi tale tema è stato sviscerato e approfondito andando ad abbracciare sia gli aspetti di rispetto del territorio ma anche quelli di crescita giusta ed equa delle società e delle persone.
Anche di resilienza si è parlato abbondantemente ma vale la pena fare un piccolo focus inquadrandola nel concetto di Industria 5.0. «La ricerca sulla resilienza industriale può contribuire alla comprensione dei rischi globali, locali e tecnici che l'industria si trova a dover affrontare con sempre maggior frequenza, può sviluppare e mettere in atto strategie di mitigazione suscettibili di costituire il fulcro di un funzionamento ottimale e resiliente dell'industria in futuro - si sottolinea nel report -. Tecniche innovative, tra cui linee di produzione più modulari, fabbriche gestite da remoto, utilizzo di nuovi materiali e monitoraggio e gestione dei rischi in tempo reale (cybersecurity ndr) possono aiutare l'industria a raggiungere la resilienza di cui ha bisogno».
La commissaria Ue
Questo è quindi lo scenario che il documento redatto dalla Commissione europea traccia in ottica di Industria 5.0, un percorso in fase embrionale ma strategico per tutti gli Stati dell’Ue.
«Questa visione riconosce la capacità dell'industria di conseguire obiettivi sociali che vadano al di là della crescita e dell'occupazione, la sua capacità di diventare fornitore resiliente di prosperità, con una produzione rispettosa dei limiti del pianeta e ponendo al centro del processo produttivo il benessere dei lavoratori dell'industria - le parole della commissaria per l'Innovazione Mariya Gabriel -, e completa il paradigma di Industria 4.0 facendo di ricerca e innovazione le forze trainanti della transizione verso un'industria europea sostenibile, antropocentrica e resiliente».
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