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In Italia crescono gli impianti di rinnovabili ma ancora non basta

Anie Rinnovabili: nei primi 9 mesi del 2023 installati 3,1 gigawatt, ma ne servirebbero almeno 10 per gli obiettivi europei di decarbonizzazione
Eolico e fotovoltaico - © www.giornaledibrescia.it
Eolico e fotovoltaico - © www.giornaledibrescia.it
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La buona notizia è che nei primi nove mesi del 2023 sono stati installati in Italia 3,1 gigawatt di nuove rinnovabili, e che alla fine dell'anno si arriverà a oltre 5 gigawatt. La cattiva notizia è che non basta: bisognerebbe installare almeno 10 gigawatt all'anno di rinnovabili per rispettare gli obiettivi europei di decarbonizzazione. E secondo le imprese del settore il Decreto Energia e la Legge di Bilancio hanno messo loro nuovi ostacoli invece di favorire le fonti pulite. 

Stando ai dati elaborati da Anie Rinnovabili, l'associazione delle aziende delle fonti green, aderente a Confindustria, nei primi 9 mesi del 2023 sono stati installati in Italia 3.122 megawatt di nuova potenza rinnovabile (3,1 gigawatt), il 57% in più rispetto allo stesso periodo del 2022: 2.804 Mw sono di fotovoltaico, 305 Mw di eolico e 13 Mw di idroelettrico. Terna, la società pubblica della rete elettrica, ha dichiarato di fronte alle Commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera che nel 2023 si arriverà a 5,5 - 5,8 gigawatt di nuova potenza rinnovabile installata. 

I numeri

Non è un progresso da poco. Nel 2020 erano stati installati in Italia appena 0,8 Gw di rinnovabili. Nel 2021 si era passati a 1,3 Gw, nel 2022 a 3 Gw. Il problema è che anche 5,5 gigawatt in un anno non bastano. Per raggiungere i target europei, hanno spiegato i manager di Terna, si dovrebbe arrivare tra 8 e 10 Gw l'anno. «Sicuramente si può apprezzare un'accelerazione nel percorso», riconosce Terna. Ma non siamo ancora alla velocità giusta. Al 30 settembre di quest'anno, le fonti green nel nostro paese arrivavano a 63.838 megawatt (63,8 Gw) e coprivano il 37% del fabbisogno nazionale: 4.125 Mw sono di bioenergie, 12.133 Mw di eolico, 27.816 Mw di fotovoltaico, 817 Mw di geotermoelettrico e 18.947 Mw di idroelettrico. 

In dieci anni, dal 2012 al 2021, le rinnovabili erano rimaste ferme in Italia, complice il basso costo del gas russo. Poi, con lo scoppio della crisi energetica e l’invasione russa dell’Ucraina, i governi Draghi e Meloni hanno dato una accelerata alla posa di pannelli solari e pale eoliche, diventati all'improvviso una questione di sicurezza energetica in mancanza di altri tipi di rifornimento (il gas russo, appunto).

La critica alle due leggi

Ma la corsa verso le fonti green non è lineare e priva di ostacoli. Sempre Anie Rinnovabili lamenta che «le fonti rinnovabili producono oggi l'energia elettrica a minore costo rispetto alle fonti fossili», ma «tali costi aumenteranno ulteriormente a causa di due misure legislative recentemente introdotte», cioè il Decreto legge Energia e nella Legge di Bilancio.

Le imprese del settore contestano infatti il contributo da 10 euro al kilowattora per 3 anni imposto dal Dl Energia ai gestori delle fonti rinnovabili sopra i 20 kilowatt, come compensazione a Regioni e Province autonome per l'installazione degli impianti. Non piace neppure la tassazione dei diritti di superficie per i proprietari delle aree dove sorgono le centrali eoliche e solari. Inoltre, le imprese continuano a denunciare che «il problema principale sta nello sblocco degli iter autorizzativi» e che «alle difficoltà autorizzative si sommano quelle inflattive e dell'elevato costo del denaro».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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