Immagazzinare l'energia green con un estratto del rabarbaro
Le tecnologie per produrre energia in modo sostenibile ci sono da tempo. Il vero problema è riuscire ad immagazzinare quanto creato da vento, sole o altre fonti senza utilizzare materiali dannosi per l’ambiente.
Green energy storage, startup trentina nata nel 2017, ha in questo senso sviluppato una soluzione. Partendo dalla scoperta di una molecola organica, il chinone, effettuata e brevettata dall'università di Harvard, la società ha creato una batteria a flusso che sfrutta le proprietà del chinone, estraibile dal rabarbaro, da scarti vegetali o dagli idrocarburi. Una rivoluzione nel campo dello storage, fino ad oggi totalmente basato su materiali altamente impattanti sull’ambiente e difficilmente smaltibili quali il litio.
Ecco perchè la scelta di virare su batterie a flusso, che a differenza di quella al litio accumulano energia in serbatoi attraverso elettroliti in forma liquida. Fino alla scoperta del chinone e all'applicazione da parte della startup trentina, che dispone della licenza esclusiva del brevetto in Europa, veniva usato il vanadio per tale processo, materiale costoso e inquinante. L’utilizzo di una molecola organica permette invece di ridurre l’impatto ambientale nonchè costi di produzione.
Attualmente la batteria della Green energy storage (Gas) è pensata principalmente per accumuli derivanti da produzione sostenibile in ambienti domestici. Sono però in fase di progettazione prodotti in grado di «contenere» molta più energia e perciò applicabili a realtà quali quelle industriali. Un’effettiva implementazione in questo senso permetterebbe di staccarsi definitivamente dalla rete elettrica, sia ai privati sia alle aziende, creando un processo di produzione, accumulo e utilizzo totalmente interno.
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