GdB & Futura

Il prodotto è il servizio, capiamolo alla svelta o falliremo

Cambiano i mercati devono cambiare le offerte: non abbiamo alternative
«Service is the product» (Amazon insegna): è bene capirlo alla svelta
«Service is the product» (Amazon insegna): è bene capirlo alla svelta
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Pillole dal mondo che cambia, che sta cambiando come forse non mai, certamente mai con questa rapidità. Li chiamano megatrend, i grandi, enormi cambiamenti, le tendenze universali che cambiano i mondi. Ci son sempre stati, intendiamoci, ma oggi sono più rapidi e più immersivi, più contaminanti, da cui è più difficile starsene fuori.

Il clima che cambia è una delle grandi tendenze reali che poi ha effetti sulla vita, e quindi sui mercati. Esempio: meno combustibili fossili significa (anche) più spazi all’auto elettrica. La demografia scoppia in alcune parti del mondo e si affloscia in altre. Dal punto di vista, diciamo così, di un «bottegaio» che significa? Ad esempio meno negozi che vendono patatine ed hamburger in Europa e più in Nigeria, ad esempio.

La scarsità di materie prime oppure la progressiva urbanizzazione (mezzo mondo che abita nelle grandi città e la cosa crescerà) che problemi (ed opportunità) pone a chi fa cose, fa prodotti o vende servizi?

«Service is the product». O meglio, per dirla con Massimo Onori di Bonfiglioli Consulting, capire che «service is the product», che il prodotto è il servizio (Amazon insegna) è bene capirlo alla svelta. Con tutte le conseguenze che la cosa può comportare.

Non basta vendere un’auto. Il mercato - altro quasi megatrend - chiede personalizzazione. Su auto di qualità media già son possibili 4-6 mila personalizzazioni. La Lamborghini e Maserati dichiarano che possono arrivare a 40 mila. Se si è fornitori delle Real Case serve attrezzarsi.

Siamo secondi (per ora). Ma ci stiamo attrezzando, si stanno dando da fare le aziende italiane, stanno capendo quel che sta accadendo? Vero è che il peso dell’industria nazionale sul nostro Pil è al 15%. Non è poco: siamo la seconda nazione manifatturiera europea dietro la Germania (22%).la Cina è prima (36%), segue la Corea (30%), gli States sono al 12,5%. Siam secondi nella Ue. Resisteremo? Mah.

L’Italia, ha ricordato Massimo Onori, perde competitività, facciamo pochi investimenti in macchine, impianti, ideazione e progettazione e quindi in scuola e formazione. «Se non siamo produttivi vuol dire che non stiamo facendo prodotti intelligenti», ha sintetizzato efficacemente Onori. Connettere impianti e business. 

È una delle tendenze-esigenze. Nuove tecnologie fan nascere nuove modalità di business. Esemplare il caso delle gioielleria parigina che con telecamera (e software adeguato) «leggeva» l’espressione della mimica del viso dei clienti che guardavano la vetrina. Per farla breve: +30% del fatturato.

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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