Il Primo maggio ai tempi del 4.0

Come lo sfruttamento della tecnologia ha schiavizzato l’uomo e come oggi le stesse macchine, se conosciute, possono liberarlo
Un uomo e un robot - © www.giornaledibrescia.it
Un uomo e un robot - © www.giornaledibrescia.it
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Casualità vuole che questo numero di GdB&Futura esca il Primo maggio, giorno dalla forte carica simbolica e ideologica.

La Festa dei lavoratori, che semanticamente differisce dalla Festa del lavoro, nasce infatti in un contesto di forti lotte sindacali negli Stati Uniti, dove la rivendicazione della giornata lavorativa di otto ore era il punto fermo di un movimento che, da quel fine ’800, via via si sarebbe trasformato in una tempesta in tutto quanto il mondo Occidentale.

Adesso circa 150 anni dopo, abbiamo di fronte un mondo totalmente diverso, sebbene esistano più parallelismi di quanti si possa pensare. Semplificando al massimo le lotte sindacali di allora si svilupparono in un contesto in cui la tecnologia stava rendendo le fabbriche luoghi di lavoro sempre più grandi, complicati e insalubri, fino a giungere all’inizio del XX secolo al taylorismo e alla sua applicazione pratica nella catena di montaggio fordista.

Ora la tecnologia nelle aziende è ancora più pervasiva e, come allora, pone di fronte donne e uomini a dilemmi sulle condizioni di lavoro o sul possibile rischio di sostituzione delle macchine alle persone (robot prima, intelligenza artificiale poi). Ma, e non nascondiamoci, se è pur vero che molte occupazioni di adesso spariranno a fronte della nascita di nuove professionalità, la differenza con allora è sottile eppure enorme: le prime macchine furono pensate nel nome del puro profitto, condizionando l’uomo a sottostare ai loro ritmi infernali. Adesso invece la tecnologia è concepita non solo per sostituire o «velocizzare» le persone ma soprattutto per affiancarle e per rendere il loro lavoro meno oppressivo, ripetitivo e logorante.

Provare perciò a capire le macchine attuali è il primo passo per liberarsi da quel senso di impotenza che per lungo tempo ha accompagnato i lavoratori. Non diventeremo certo proprietari dei mezzi di produzione ma almeno non ne saremo schiavi.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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