Il più grande incubatore del mondo a Bovisa-Milano
Forse - ma forse - non varrà il sogno (per ora perduto) dell’Eba europeo, ma poco ci manca. A poche settimane dalla perdita di avere la sede dell’Agenzia europea del farmaco (ma ci sono ricorsi, come noto) Milano mette a segno un colpo che se non equivale alla perdita certo ci si avvicina. Dopo mesi di trattative e incontri, nei giorni scorsi l’università Tsinghua di Pechino ha infatti annunciato di aver rilevato «uno spazio di 23 mila metri quadrati alla Bovisa», alla periferia nord-ovest di Milano per installarvi la sede del proprio hub europeo per la ricerca e l’innovazione.
L’annuncio fa seguito ad un protocollo d’intesa firmato dall’università cinese e dal Politecnico di Milano alla presenza dei presidenti di Italia e Cina.Ma la sorpresa, in qualche modo, è che in un anno si è passati dalle intese di massima alla realizzazione. Merito anche del lavoro inteso del prorettore del PoliMilano, il bresciano professore Giuliano Noci che - come dice il rettore del Politecnico, Ferruccio Resta - «è andato avanti e indietro da Pechino una volta al mese».
L’università cinese (48 mila studenti iscritti, 58 Dipartimenti) si muove a Milano con uno dei suoi bracci operativi, ovvero il TusStar che è il maggior incubatore al mondo con 5 mila aziende incubate dal 1999, decine delle quali quotate in Borsa , sei delle quali - come ricorda GiulianoNoci - al Nasdaq di New York. Obiettivo di TusStar è creare a fianco del Campus Bovisa del Politecnico una piattaforma che attragga investimenti cinesi, che favorisca trasferimenti fra le due accademie, che possa creare start up e che sia un riferimento per l’intero mercato europeo.
Ci saranno quindi laboratori di ricerca, sedi di start up, incubatore di aziende italo-cinesi, corsi di formazione post laurea. «Siamo migliori...». «L’arrivo dell’università Tsinghua e del suo TusStar - commenta Giuliano Noci - è una notizia di straordinario interesse. In primis perchè dice che l’Italia, e Milano in particolare, è messa meglio di quanto noi italiani spesso pensiamo. Che ilTusStar abbia scelto Milano come propria base per l’Europa - continua il prorettore del Politecnico - non è casuale. I cinesi potevano scegliere Parigi o Berlino. Faccia conto che il TusStar (8 miliardi i ricavi delle aziende incubate; ndr.) ha una serie di sedi extra-Cina, Usa compresi, ma era scoperto in Europa.
Hanno preferito Milano perchè assegnano un livello molto alto alla qualità del manifatturiero italiano e in particolare al nostro smart manufacturing. La nostra meccanica - continua GiulianoNoci - è molto apprezzata. La Cina, per contro, è molto avanzata nell’AI, l’intelligenza artificiale, e quindi mi aspetto molto da questo connubio. Ad aprile, in occasione del salone del Mobile, avremo una serie di incontri con operatori cinesi interessati e altrettanto per la prossima Bimu. Senza considerare l’interesse dei fondi di investimento. Insomma: per l’Italia, per Milano e quindi anche per Brescia, è una grande opportunità da cogliere».
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