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Il nuovo lavoro: qualcuno prenda in mano la palla

Se chiedete a qualsiasi azienda quale sia il problema più pressante che ha, facile che vi risponda: il personale
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Se chiedete ad una qualsivoglia azienda quale sia il problema più pressante che ha di questi tempi, facile che vi risponda: il personale. Qualificato, specializzato, flessibile eccetera eccetera ma - quasi sorprendentemente - la risposta sarà quella: il personale. Mancano tecnici, specialisti nelle nuove tecnologie, analisti di dati, ingegneri in genere.

Discorso essenzialmente focalizzato sulle nuove figure professionali ma, con i dati della crescita che si confermano, il tema pare ormai stia arrivando anche ai livelli meno qualificati. Giovani che non trovano lavoro e aziende che non trovano lavoratori. Il quadro è un po’ questo.

E questo rischia di essere un limite allo sviluppo, alla crescita, al consolidamento. Magari è colpa delle scuole, magari delle famiglie che spingono su percorsi scolastici poco richiesti dal mercato (anche se dire oggi cosa chiedersi cosa chiederà il mercato fra qualche anno è un azzardo), magari delle stesse aziende: non è un mistero che le imprese italiane paghino mediamente meno rispetto alla media europea (e questo vale perlomeno per le figure più qualificate).

Poi ci sono quegli altri, tutti coloro che oggi non sono più ragazzi ma che vedono la pensione nel binocolo e che quindi devono stare in azienda per almeno altri 15-20 anni. C’è un tema di qualificazione e uno di ri-qualificazione. Che si fa con questi, come li rimetti in pista per i prossimi vent’anni? A chi tocca prendere in mano la palla della nuova formazione? Qualcosa ovviamente dovranno fare le singole aziende (le maggiori), ma sarebbe bene affiancare il tutto con un qualche progetto più ampio. Presto che è ...tardi.

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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