Il «modello Lombardia» di A2A per la gestione dei rifiuti nel Nord Africa
L’Africa come la Lombardia, verso un modello di gestione industriale dei rifiuti sostenibile. L’ipotesi è stata avanzata in occasione della Cop28 di Dubai nell’ambito dello studio realizzato da The European House - Ambrosetti in collaborazione con A2A.
Il report mette in luce le criticità legate allo smaltimento dei rifiuti e propone un modello - come quello della Lombardia - dove nessun rifiuto finisce in discarica ma tutto viene recuperato sotto forma di materia o di energia.
I dati
Una vera e propria rivoluzione, considerata la situazione attuale. Nel continente africano oggi si stima una produzione di 166 milioni di tonnellate di rifiuti urbani annui, di cui 42 milioni nel Nord Africa. La maggior parte della popolazione non ha accesso ad alcun sistema di raccolta differenziata e il 90% dei rifiuti viene conferito in discarica o in aree di deposito irregolari. Una parte (9%) viene bruciata all’aperto. Un quadro che genera un crescente allarme sociale, ambientale e sanitario, considerato che la presenza di particolato nell’aria supera di 20 volte i limiti fissati dall’Oms e che oltre 11,5 milioni di tonnellate di plastica vengono smaltite ogni anno in modo irregolare, finendo principalmente in mare.
«La gestione sostenibile dei rifiuti è una sfida strategica soprattutto in Africa, dove la discarica è quasi l’unica modalità di smaltimento - commenta Renato Mazzoncini, amministratore delegato di A2A -. Ma è una sfida anche per tutta l’area del Mediterraneo e per l’Europa». L’adozione di un modello industriale improntato all’economia circolare consentirebbe di migliorare la qualità della vita delle persone e di supportare lo sviluppo sostenibile di questi territori. C’è però un gap impiantistico enorme da colmare, con la corretta gestione del ciclo dei rifiuti in Africa prioritaria anche alla luce della forte crescita della popolazione: nel 2035 arriverà a 1,8 miliardi (+32%) e, secondo le stime Onu, nel 2050 raggiungerà i 2,5 miliardi.
Approccio industriale
In Europa l’adozione di un modello di economia circolare ha permesso di raggiungere una gestione più sostenibile, con il conferimento in discarica che si è ridotto del 31% e il riciclo che è aumentato del 36% nell’ultimo decennio. L’Italia nel recupero di materia è inoltre uno dei Paesi europei più avanzati: quarta in Ue-27 per tasso di circolarità e ottava per tasso di riciclo. Questi risultati sono resi possibili anche grazie alla raccolta differenziata, che ha raggiunto il 64%, +8,5% negli ultimi 5 anni.
E le competenze industriali sviluppate possono essere le basi su cui l’Area Sud del Mediterraneo può intraprendere un percorso sostenibile. L’applicazione del modello A2A per Milano (tra le prime metropoli europee sopra il milione di abitanti per differenziata, 62%) ad aree urbane comparabili per dimensioni e per produzione dei rifiuti, come Algeri, Alessandria d’Egitto e Tunisi, può innescare un processo virtuoso.
Lo studio stima infatti che il 30% del totale dei rifiuti urbani prodotti in Egitto, Tunisia, Algeria, Libia e Marocco potrebbe essere utilizzato per il recupero energetico e gestito attraverso 15/20 impianti di termovalorizzazione, coerentemente con il caso lombardo. Un processo che porterebbe a evitare 23 miliardi di euro di danni ambientali provocati dall’inquinamento marino da plastiche, generare un risparmio emissivo di circa 30 milioni di tonnellate di CO2 e produrre 10 TWh di energia elettrica.
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