Il guru giapponese presenta la nuova era 4.0, anzi 5.0
Dal gruppo che occupa migliaia di addetti alla micro realtà di due o tre operai, la quarta rivoluzione industriale coinvolge, e non risparmia, nessuno. Ma se fino ad ora ciascuno ha percorso la strada della digitalizzazione da solo, confrontandosi al massimo con realtà equivalenti a livello dimensionale, in Giappone si sta cercando di cambiare paradigma.
L’artigiano che dialoga con la grande industria non è un’utopia, ma il modus operandi adottato nel Paese nipponico per affrontare la sfida del 4.0. «Da circa due anni sono nati dei consorzi, privati ma promossi e finanziati dallo stato, dove Pmi e grandi player si confrontano su come applicare le tecnologie - spiega il docente della Hosei University di Tokyo e presidente del consorzio Robot Revolution Initiative (Rri) Keiju Matsushima, guru dell’Industria 4.0 per la prima volta in Italia grazie alla collaborazione tra le società di consulenza Vitale-Zane&Co (il presidente è Marco Vitale) e Considi con sede a Grisignano di Zocco (Vi) -. La condivisione è il tratto caratteristico di questi gruppi, che lavorano insieme per creare un prodotto collettivo».
Vuoi per storia vuoi per vocazione culturale e sociale, in Giappone sembra si sia trovata la strada per rendere pragmatica la tanto auspicata cooperazione. Questo accade in un contesto economico non dissimile da quello italiano: la mancanza di materie prime si associa ad un tessuto produttivo caratterizzato fortemente dalla presenza di Pmi, 3,8 milioni nel nostro paese (assorbono l’80% della forza lavoro) e 4,6 in Giappone (occupano circa il 70% degli addetti).
«È un approccio sociale ancor prima che tecnologico - aggiunge Matsushima, affiancato durante la sua relazione dall’amministratore delegato della Vitale-Zane&Co Stefano Zane e dal vice presidente della Considi Fabio Cappellozza -, ed è per questo che stiamo già parlando di società 5.0. Con un sostrato di tale natura, dove al centro di tutto c’è l’uomo e il suo coinvolgimento in ogni fase dell’esistenza, il tessuto produttivo non può che svilupparsi di conseguenza».
Se le parole del luminare possono sembrare semplicemente dei bei propositi, il libro che ha portato con sé da Tokyo fuga all’istante ogni dubbio. «In questo volume sono spiegati dettagliatamente i progetti che 250 aziende giapponesi, Pmi e grandi industrie, hanno realizzato per applicare i dettami del 4.0» spiega Keiju Matsushima, una sorta di vademecum delle best practice digitali. In attesa che il libro venga tradotto in italiano l’idea che sta alla sua base è già sufficiente per capire che la condivisione e la cooperazione possono, e devono, essere concretamente messi in pratica.
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