Il domani si pensa oggi, la sfida si raccoglie sul lungo periodo
Non c’è innovazione senza crescita, ma per crescere dobbiamo prima uscire dalla tremenda crisi economica innescata dal Covid-19. E per farlo dobbiamo puntare sulle recenti trasformazioni positive del tessuto economico locale e colmare i nostri gap strutturali.
«Perché se la situazione ora è drammatica, Brescia e tutta l’Italia hanno bisogno di ricominciare a pensare sul lungo periodo»: ne è convinto il prof. Carmine Trecroci, ordinario di Economia politica all’Università degli Studi di Brescia, che vede nella crisi attuale la fase intermedia tra la grande crisi finanziaria del 2008-2013 e la svolta verso la transizione energetica che obbligherà l’Europa a rivedere i propri paradigmi produttivi. «Stiamo parlando di crisi che lasciano tracce profondissime nella nostra città, come nel resto del Paese - spiega il docente -. Basti pensare che i dati ci dicono che il reddito pro capite disponibile dei bresciani si è ridotto già di un terzo. Numeri paragonabili solo ai periodi di guerra».
Per poter pensare al futuro della città occorre però innanzitutto risolvere due grandi gap che Brescia si porta dietro da tempo. Il primo è l’istruzione: «Su cento bresciani tra i 25 e i 34 anni, solo 24 possiedono un titolo di studio terziario. Vuol dire che ci sono pochissimi laureati e diplomati con competenze tecniche - spiega il docente -. Per riprendersi dalla crisi e affrontare le sfide dei prossimi mesi bisogna in primo luogo puntare sulla formazione specialistica del capitale umano». Il secondo è l’innovazione delle Pmi: «Stiamo vivendo un’incredibile accelerazione verso il digitale, che però rischia di lasciare indietro le imprese più piccole. Va fatto uno sforzo per recuperare questo ritardo». Anche perché quello della digitalizzazione massiccia è un percorso inevitabile dal momento che si tratta di un macro-trend globale, al pari della transizione energetica sostenibile fissata dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e dal Green Deal Ue.
«Non dobbiamo dimenticare che digitale e sostenibilità richiederanno nuove professioni e stanno già aprendo enormi possibilità di nuovi business - afferma Trecroci -, in prodotti e processi. Un esempio è il settore automotive, che sta già affrontando la sfida dell’elettrico e dei nuovi materiali».
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