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Il 64% dei lavoratori preferirebbe un robot all'attuale manager

La fotografia scattata da Oracle e Future Workplace nell'annuale rapporto AI@work 2019
Intelligenza artificiale al lavoro: se il miglior collega è un robot - Cover dal report AI@Work Study 2019 © www.giornaledibrescia.it
Intelligenza artificiale al lavoro: se il miglior collega è un robot - Cover dal report AI@Work Study 2019 © www.giornaledibrescia.it
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In un vecchio film di Lars Von Trier, «Il grande capo», il proprietario di un'azienda assolda un attore per concludere la cessione della società e non assumersi la responsabilità di scelte impopolari con i dipendenti. In futuro potrebbe essere un robot a prendere decisioni importanti e a orientare il destino di un'azienda.

Due terzi dei lavoratori, infatti, si fida più dell'intelligenza artificiale che dei loro attuali capi soprattutto in merito all'imparzialità, alla capacità di risolvere problemi e di mantenere precisi programmi di lavoro. Uno scenario che fa riflettere e che emerge da una ricerca - AI@Work Study 2019 - condotta in 10 Paesi e su oltre ottomila lavoratori da Oracle e Future Workplace.

Il report AI@work 2019 di Oracle e Future workplace - © www.giornaledibrescia.it
Il report AI@work 2019 di Oracle e Future workplace - © www.giornaledibrescia.it

L'invasione dell'intelligenza artificiale nel mondo del lavoro potrebbe quindi incidere non solo sui dipendenti che hanno mansioni ripetitive e sostituibili, ma anche su figure chiave come i manager. Secondo lo studio, il 64% dei lavoratori intervistati preferirebbe un robot al loro attuale manager e il 50% già si rivolge a soluzioni tecnologiche per un consiglio piuttosto che a colleghi in carne ed ossa. La tendenza è più marcata in Asia, rispetto ad altre parti del mondo.

Ad esempio, in India, l'89% dei lavoratori e l'88% in Cina, hanno espresso una mancanza di fiducia nei loro colleghi umani se paragonati ai robot. In Francia, Regno Unito e Stati Uniti le percentuali scendono, rispettivamente, al 56%, 54% e 57%. Secondo il sondaggio, gli intervistati hanno valutato alcune abilità dei robot come fornire informazioni imparziali (26%), risolvere problemi (29%), mantenere precisi programmi di lavoro (34%) e gestire un budget (26%).

Tuttavia, hanno riconosciuto la superiorità dei «gestori umani» quando si tratta di fattori emotivi come la comprensione dei sentimenti (45%), la capacità di «coaching» e di creare una cultura del lavoro (29%). Dallo studio emerge inoltre che il 50% dei lavoratori intervistati utilizza già attualmente una forma di intelligenza artificiale sul lavoro, rispetto al 32% della rilevazione dello scorso anno. Anche in questo caso, India e Cina (con il 78% e 77%) guidano l'innovazione, grazie alla popolazione più giovane e al rapido tasso di adozione tecnologica. In Francia e Giappone, ad esempio, la percentuale si abbassa al 32% e al 29%. 

Dalla ricerca, emerge inoltre che i lavoratori uomini hanno un approccio più positivo all'intelligenza artificiale (32%) rispetto alle loro colleghe (23%).
Secondo una proiezione del World Economic Forum di maggio scorso, entro sette anni i robot svolgeranno più della metà dei lavori attualmente esistenti. A fronte dell'automazione di tante mansioni, però, l'intelligenza artificiale creerà 133 milioni di nuove posizioni lavorative a patto però - avverte l'organizzazione - che gli Stati investano nella formazione dei lavoratori.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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