Il 4.0 rinvigorisce l'industria e la meccanica traina l'Italia
La produzione dell'industria italiana del 2017 spinge l'acceleratore e cresce a un ritmo quasi doppio rispetto a quello del 2016 (+3% contro il +1,7%), segnando l'aumento medio annuo più alto dal 2010. Allora il dato segnava +6,7%, ma si trattava di un rimbalzo dovuto alla profonda crisi del 2009 (non a caso nel 2011 si registrò una crescita dell'1,2%, mentre nel 2012 e nel 2013 un calo del 6,3% e del 3,1%).
Il risultato è andato ben oltre le già rosee aspettative degli analisti. Il Centro studi Confindustria, infatti, stimava una crescita annua del 2,8% e per il mese di dicembre prevedeva un aumento dello 0,8% rispetto a novembre. L'Istat ha invece rilevato una crescita dell'1,6% sul mese precedente e sull'anno addirittura un +4,9%. Bisogna tornare ad agosto del 2011 per trovare un indice mensile più alto di quello segnato alla fine del 2017 (99,3).
A trainare il volo della produzione industriale di dicembre è infatti il boom dei macchinari, comparto che cresce del 15,6% rispetto allo stesso periodo del 2016, ma che subisce soprattutto una forte accelerazione nel corso della seconda parte dell'anno (nel terzo trimestre +5,8% e nel quarto +7,4%). Proprio la recente scalata si può collegare ai primi effetti delle politiche d'incentivo di Industria 4.0.
La produzione che cresce più di quella francese, l'aumento dell'export (che col +8% supera anche la Germania) e degli ordinativi dei beni 4.0 mostrano che «l'industria italiana ha finalmente ingranato la marcia giusta», commenta il ministro Calenda aggiungendo però che la strada «è ancora lunga» e che per riuscire a diffondere lavoro, reddito e benessere «bisogna continuare a operare seriamente su competenze, investimenti e occupazione,respingendo le ricette suicide di chi tra dazi e tasse sull'innovazione riporterebbe l'Italia rapidamente nel pieno della crisi».
Mostra ottimi risultati anche la produzione di farmaci (+7,4% sul complesso del 2017, dato migliore di tutti i comparti). Un settore «che nei prossimi anni, potrebbe superare la Germania, oggi al primo posto nell'Ue per produzione», fa notare il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi. Soddisfatti anche i consumatori, con l'Unc che legge fra i dati Istat «una buona notizia», ma lancia pure un avvertimento «rispetto a 10 anni fa, la produzione è ancora inferiore del 13,5%».
Nel quarto trimestre 2017 rispetto ai tre mesi precedenti, l'export risulta in crescita, seppure con intensita' significativamente diverse, per tutte le ripartizioni territoriali: +8,2% per l'Italia meridionale e insulare, +5,7% per le regioni nord-orientali, +1,7% per le regioni nord-occidentali e +0,4% per l'Italia centrale. Lo rende noto l'Istat.
Nel 2017, rispetto all'anno precedente, si registrano incrementi delle vendite sui mercati esteri particolarmente elevati per l'area insulare (+29,4% in larga misura determinato dall'incremento in valore delle vendite di prodotti petroliferi raffinati) e notevolmente sostenuti per le regioni nord-occidentale (+7,6%), centrale (+7%) e nord-orientale (+6,6%). Piu' contenuta risulta la crescita dell'export per le regioni dell'Italia meridionale (+2,8%).
Nel 2017, tra le regioni che forniscono il maggiore contributo alla crescita delle esportazioni nazionali, l'Istat segnala: Lombardia (+7,5%), Emilia-Romagna (+6,7%), Piemonte (+7,7%), Lazio (+7,2%) e Veneto (+5%). Brescia al top. Fra i settori più dinamici l'Istat segnala quello di macchine e apparecchi dalla Lombardia, Emilia-Romagna e Piemonte che impatta sulla dinamica nazionale per quasi un punto (0,8 punti). Le vendite dal Lazio e dalla Lombardia verso gli Stati Uniti e dalla Lombardia verso la Germania forniscono un impulso positivo all'export nazionale, mentre flettono le vendite della Lombardia e dell'Emilia-Romagna verso i paesi OPEC. Fra le province più dinamiche in termini percentuali ci sono Milano, seguita da Frosinone, Siracusa, Brescia, Cagliari e Genova.
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