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Il 4.0 cinque anni dopo: aziende ottimiste, ma la politica pesa

Il presidente Pasini e il prof. Mazzoleni
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Sarebbe un peccato buttar via quel che di buono sin qui s’è fatto. Qualche aggiustamento andrà inserito ma - ha scandito Mario Mazzoleni - «il piano Calenda ha ridato dignità alla politica industriale».

«Bisogna proseguire su questa strada. E lo Stato dovrà continuare ad investire insieme ai privati perchè sempre più sarà l’intera società a cambiare, non solo le fabbriche e la tecnologia. Per far questo - ha detto sempre Mazzoleni - bisogna continuare a credere nella cultura del 4.0».

Il professore ha messo i piedi nel piatto, rifuggendo da equilibrismi politici e riprendendo un tema - quello della formazione - evocato in esordio dal presidente di Aib e di Feralpi, Giuseppe Pasini. «Serve un salto culturale e formativo», ha detto il presidente. «Serve una scolarità più alta, servono più periti e ingegneri disposti anche a sperimentarsi all’estero. Questo chiede l’industria: il fisco agevolato è utile ovviamente, e la tecnologia offre molto.

L’Aib - ha ricordato il presidente - «ha condotto un sondaggio chiedendo alle aziende come si vedono fra 5 anni. Risposte confortanti: il 70% si prevede in crescita del 15-20%, soprattutto per l’export». Resta una incognita: «un panorama politico non confortante». Ma questo è oggi il tema dei temi: quanto la crisi della politica (e dei mercati) azzopperà la ripresa in atto.

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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