Il 4.0 brucerà posti di lavoro? Sì, ma in Cina
Uno dei temi più pelosi di cui si inizia a discutere sulla stampa e negli innumerevoli convegni e seminari che vengono quotidianamente organizzati sul tema di Industry 4.0 è quello dei posti di lavoro: alla fine, con l'adozione delle tecnologie del manifatturiero avanzato, i posti di lavoro saranno di più o di meno di quelli che ci sono adesso?
Togliamoci subito il dubbio. In una prospettiva globale, a parità di condizioni di mercato, saranno sicuramente di meno. Così come in una prospettiva puntuale, cioè sulla singola imprese, saranno, almeno in una fase iniziale, di meno.
Però, c'è un però…
Infatti l'obiettivo legato all'adozione delle tecnologie del manifatturiero avanzato e nello specifico quelle del 4.0, è di dare più efficienza e competitività alle imprese. Quindi macchine e sistemi produttivi più intelligenti riducono la necessità di manodopera essendo in grado di svolgere autonomamente molti compiti che adesso sono affidati ad operatori umani.
È giusto pensare che le imprese che investono in queste tecnologie si aspettino di ottenerne in cambio efficienza e quindi, inizialmente e nelle stesse condizioni di mercato, minori risorse umane sono necessarie per soddisfare la domanda produttiva.
Solo successivamente, con il consolidamento delle efficienze e l'incremento della competitività, l'occupazione ritorna a crescere grazie ad una maggiore competitività dell'impresa sul mercato rispetto alla concorrenza che non ha ritento utile effettuare gli investimenti.
Quindi molti sbagliano alzando grida di dolore contro la "tecnologia che si mangia i posti di lavoro" (arrivando addirittura a ipotizzare una tassa sui robot - ci mancherebbe pure quella!) perché, pur facendo ragionamenti corretti in teoria, partono da una prospettiva sbagliata. Infatti i posti di lavoro che l'investimento in Industria 4.0 fa perdere sono quelli nei paesi a basso costo della manodopera.
Infatti le tecnologie del 4.0 rappresentano una straordinaria opportunità per riportare in Italia ed in Europa produzioni che erano state deportate nei paesi in via di sviluppo per godere dei vantaggi del basso costo della manodopera, avendo però come effetto indesiderato la riduzione della qualità produttiva, la complicazione degli aspetti logistici, l'incremento delle scorte e del capitale circolante. Oggi questo può essere superato investendo in impianti automatizzati ed adattivi, fortemente abilitati dall'utilizzo delle informazioni industriali che permettono di riportare nei Paesi avanzati produzioni anche a basso valore aggiunto e rilanciare l'occupazione di personale qualificato sui nostri territori.
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