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Identità aziendale, valori e sogni: il dna delle imprese per il cambiamento

Becom e Oxigenio hanno sviluppato «Infinito» per costruire progetti strategici di successo
Il progetto «Infinito» è stato presentato con un spettacolo teatrale da studenti bresciani di ingegneria - © www.giornaledibrescia.it
Il progetto «Infinito» è stato presentato con un spettacolo teatrale da studenti bresciani di ingegneria - © www.giornaledibrescia.it
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La pandemia ha portato profondi cambiamenti nella vita privata e lavorativa di molte persone. Per la prima volta, da lunghissimo tempo, la qualità della vita torna ad essere alla base di un paradigma professionale, che si va sostituendo a quella filosofia del «fare fare fare per fare», come diceva Pirandello, «senza vedere neppure quello che fate, perché lo fate. E la giornata è passata».

Non più allora «chi si ferma è perduto», ma piuttosto chi si ferma ha la possibilità di riscoprire la propria identità e, con essa, anche il valore dell’impresa. Questo cambiamento di prospettiva ha un nome, si chiama Yolo economy, acronimo di «you only live once» (si vive una volta sola). Sono soprattutto i millenials ad avere abbracciato questa visione, il cui teorico è stato Kevin Roose, esperto d’innovazione e trend tecnologici. Il tema è stato al centro dell’incontro nella Sala Libretti del nostro giornale (qui è possibile rivedere l'intera diretta streaming) con ospiti Alfredo Rabaiotti, amministratore unico ddella società di consulenza strategica Becom, e Valentina Castrezzati, ceo di Oxigenio, che affianca le aziende in percorsi di cambiamento guidati con metodo innovativo.

Insieme le due aziende bresciane hanno sviluppato Infinito, progetto pensato per aiutare imprenditori e manager a lavorare su aspetti di ricerca del sé e a costruire, di conseguenza, strategie di organizzazione e marketing coerenti.

«Spesso incontriamo imprenditori con tanti sogni, ma che rimangono tali - racconta Rabaiotti -. Con i nostri check-up li invitiamo a guardarsi dentro, capire ciò che sono. Del resto se non sei attrattivo verso chi lavora con te, come puoi esserlo sul mercato?». Le imprese puntano ancora sull’indice del profitto ma, dopo due anni di pandemia, un fenomeno è esploso: oltre 500mila persone solo in Italia hanno scelto di licenziarsi spontaneamente.

«Forse ci siamo resi conto che la vita è molto più importante del lavoro - nota l’ad di Becom -. C’è un modello del passato da superare. Un’azienda, oggi, deve avere un costante collegamento con le nuove generazioni e saper valutare quale impatto abbia il proprio agire sul territorio, a livello di società e di ecosistema».

Punto di partenza, sottolinea Valentina Castrezzati, è il patrimonio d’impresa, la cui eredità è fatta di elementi tangibili (direttamente traducibili in termini economico-finanziari) ed intangibili, che di solito tendono ad essere accantonati, ma in realtà sono proprio ciò che rafforza il brand. «Noi - spiega Castrezzati -, lavoriamo sugli aspetti intangibili, che creano un humus culturale e si trasformano in ricchezza quando l’azienda è in grado di disegnare un’offerta irrifiutabile e veicolarla attraverso una strategia coerente per la generazione del profitto».

E prosegue: «Gli intangibili consentono di rappresentare in profondità un’azienda perché descrivono le motivazioni che la spingono ad operare e spostano l’attenzione ad un livello in cui difficilmente c’è competizione». In altre parole, ciò che conta è il dna di un’azienda, il quale è costituito da un insieme di valori, attitudini, comportamenti, forme di pensiero, che sono stati modellati dal tempo, dalla storia e dalle persone. Il vero asset su cui lavorare, in un’epoca di transizione, in chiave anti-fragilità.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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