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I 15 anni di Cariplo Factory: «Siamo gli angeli delle startup»

Parla Riccardo Porro, direttore della struttura milanese: «Niente profitto ma crescita per il territorio»
Riccardo Porro, direttore operativo di Cariplo Factory - © www.giornaledibrescia.it
Riccardo Porro, direttore operativo di Cariplo Factory - © www.giornaledibrescia.it
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Creare competenze e identificare talenti, incubare le startup e accompagnarle sul mercato, magari affiancandole ai più grandi player presenti nel mondo. Una missione quella di Cariplo Factory che ha come scopo la promozione dell'open innovation e come veicolo fondamentale i giovani. «Il nostro obiettivo è generare un impatto sociale ed economico positivo - spiega il direttore operativo Riccardo Porro -, non generare profitto».

Quando e perché è nata la società?
«Cariplo Factory ha visto la luce nel marzo del 2016, per volontà di Fondazione Cariplo. L'idea che sta alla base della nostra realtà, che ora conta 15 persone, è quella di stimolare l'innovazione al fine di trasferirla nelle aziende, ponendoci in qualche modo come mediatori culturali tra la spinta propulsiva delle start up e i business già strutturati delle corporate presenti saldamente sul mercato. Facciamo avvicinare Davide a Golia».

Un compito arduo.
«Lo è di certo ma il nostro posizionamento strategico e lo stesso modello organizzativo ci permettono di muoverci in questa direzione. Noi dialoghiamo con tutto l'ecosistema dell'innovazione che già è presente, dagli atenei alle istituzioni pubbliche passando ovviamente per gli attori economici, cercando di sviluppare una filiera del talento».

 

Uno degli incontri in Cariplo Factory
Uno degli incontri in Cariplo Factory

 

In quali azioni si concretizza questa volontà?
«Abbiamo diversi ambiti di intervento che coprono l'intero arco del processo di open innovation. Il primo ha lo scopo di creare le competenze digitali e in quest'ottica abbiamo organizzato, in collaborazione con Fastweb, un'academy alla quale in due anni hanno preso parte circa 2.200 persone. I temi affrontati vanno dall'uso del digitale nella communication alla manifattura fino al settore entertainment, per esempio spiegando l'uso delle nuove tecnologie in ambito museale».

Una storia di collaborazione con un grande gruppo?
«Noi diamo evidenza all'identificazione di talenti, in grado di apportare trasformazioni nel mondo produttivo. Con Terna, per arrivare alla domanda, abbiamo promosso uno scouting, attraverso il quale 15 ingegneri sono stati coinvolti in un progetto del gruppo. Svolgiamo anche l'attività di incubatori di start up, sfruttando una rete consolidata di partner sia istituzionali, come le università, sia privati».

Siamo quindi arrivati alle startup.
«È proprio in questo settore che concentriamo maggiormente i nostri sforzi. Da un lato accompagniamo queste società innovative sul mercato, per esempio aiutandole nella stesura di un business plan. Dall'altro invece, con le startup che già hanno qualche anno di vita e quindi sono un po' più strutturate, ci adoperiamo per reperire ulteriori finanziamenti per le loro attività».

Siete come degli «angeli delle startup», una novità nel panorama italiano.
«Ora più che mai bisogno di innovazione. Mettiamo in contatto queste imprese con grandi aziende, del calibro di Microsoft, Novartis, per creare un legame tra i due mondi e superare una certa diffidenza che ancora esiste. Questo collegamento può portare alla nascita di una partnership commerciale o industriale, ad una joint venture o all'acquisizione da parte del grande player di prodotti o direttamente dell'intera startup».

Cercate quindi di far collimare l'interesse del grande gruppo con quello della piccola e nuova società.
«A volte anche i colossi non hanno le soluzioni in casa e le devono cercare all'esterno. Queste possono essere trovate nelle startup, che sotto l'egida di gruppi strutturati possono crescere e continuare ad innovare».

Ma non finisce qui…
«Esatto. Nel maggio scorso, per volontà di Fondazione Cariplo e del gruppo Intesa Sanpaolo, è nata la società di gestione del risparmio Indaco venture partners sgr, che gestisce il più grande fondo di venture capital italiano. Con una raccolta ad oggi di 150 milioni. Indaco permetterà lo sviluppo di progetti di open innovation in settori chiave quali il digitale l'elettronica o il biomedicale».

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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