Hannover 4.0: «Se vai becchi, se resti secchi»
Confesso d’esser rimasto ad un tempo sorpreso e confortato dal vedere il gruppetto delle nostre aziende tutte insieme sotto il cappello (e l’aiuto) di Pro Brixia. Nella fiera che è un po’ il tempio dell’automazione industriale più avanzata, c’è spazio (da sempre, intendiamoci) per produzioni decisamente più old style.
Miopia mia, evidentemente, considerando che anche i sistemi più avanzati hanno bisogno di prodotti molto solidi. Mica tutta va nel cloud. Un cerchio per auto, per dire, può andare e venire dal cloud, ma sulla Terra, magari nella nostra Bassa, serve qualcuno che lo faccia, che forgi, che stampi, che lavori metallo. L’idea è quella di essere artigiani nel Mondo. Li abbiamo visti e incontrati. Imprese senza paura.
Contente di esserci perché - come ci ha ricordato un imprenditore in non tenerissima età ed in stretto dialetto, che qui traduco - «ad andar si becca e a restar si secca». La fiera che continua ad essere un ottimo strumento di marketing, per confermare fiducia ai clienti già in portafoglio, per beccarne di nuovi, magari - come accaduto - di fare affari, a 2 mila km dalle rispettive case, con un’azienda bergamasca. Ma anche occasione, com’è stato nel caso della Ind Box di Lavenone - di presentare un brevetto che ha destato interesse.
Non solo stampa di prodotti in plastica per conto terzi. Luca Ferremi ha presentato il suo sistema portapezzi industriale che ha interessato molto le aziende che fanno magazzini automatizzati. Da Lavenone ad Hannover: bel salto!
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