Google e i sacchi nel cloud: storie moderne e quasi antiche
«Ho un'ossessione per Google perché ripenso a dov'ero 15 anni fa e dove sono ora. Vendiamo sacchi da 60 anni e abbiamo chiuso il miglior trimestre da sempre; l'anno scorso abbiamo fatturato 20 milioni di euro», dice Luigi Wilmo Franceschetti, a.d. della Saccheria F.lli Franceschetti spa di Provaglio d’Iseo, facendo passare sullo schermo la foto del nonno con un sacco.
I Franceschetti hanno provato a fare un salto nel futuro (qualcuno direbbe nel buio) ed ora non tornerebbero più indietro. «Quindici anni fa mi sono chiesto come mai per trovare una mail nei miei server impiegavo decine di minuti mentre per trovare una foto nel mare di internet solo qualche decimo di secondo. Da allora ho deciso di cambiare».
Grazie all'aiuto di Noovle, principale premier partner italiano di Google Cloud, l'azienda dei Franceschetti ha mosso i suoi primi passi in rete, passando alla gestione dei suoi dati sul Cloud di Mountain View.
È uno degli esempi che sono stati raccontati nella nostra Sala Libretti, dove si è svolto uno degli appuntamenti italiani di Google Cloud Next, evento analogo a quello degli scorsi 8-11 marzo a San Francisco.
Un appuntamento organizzato da Noovle e da Fasternet e che ha portato a Brescia Iacopo Sassarini, cloud sales engineer di Google, per presentare le soluzioni cloud del colosso americano. Una panoramica sulla potenza e la comodità della gestione dei dati gestiti conservati in rete rispetto al fare tutto in azienda.
Geografia azzerata. «Che importa se la sala macchine è da qualche parte del mondo o solo a pochi metri; l'importante è che tutto funzioni alla perfezione. Un semplice principio nel quale hanno trovato il loro successo tutti coloro che hanno affidato il proprio business a Google e alle sue soluzioni cloud», dice Sassarini.
Per questo le soluzioni Google hanno nel data quality, nell'elaborazione e archiviazione in cloud e nel machine learning i suoi principi fondanti. Come infatti ha ribadito a inizio incontro Giancarlo Turati, a.d. di Fasternet, il dato non deve essere considerato un aspetto secondario del mondo aziendale, ma deve essere trattato come un aspetto fondamentale sul quale puntare e investire. «Se non garantisco che i miei dati siano certi e puliti - continua Turati - non sono in grado di prendere decisioni in modo ponderato; questo vuol dire sbagliare l'aggiunta dei componenti di una colata o chiudere uno scambio che doveva restare aperto».
Per garantire l'integrità del dato, Google sfrutta tutte le potenzialità del suo cloud puntando su una diffusione globale dei data center (dislocati negli Stati Uniti, in Europa, Asia, Australia e Sud America) e su una serie di app della G-Suite che lavorano assieme, permettendo l'integrazione di una serie di servizi che spaziano dal tracking alla gestione/controllo di un processo.
Con Google Maps, per esempio, è facile conoscere la posizione della merce in ogni istante in e in ogni angolo del mondo. Con Hangout, invece, è possibile organizzare videoconferenze (o parlare in chat) per risolvere problemi in tempo zero.
Se a questo, poi, si aggiunge che l'obiettivo di Mountain View è quello di insegnare alle macchine a correggere automaticamente i propri errori arriviamo ad una visione futuristica di azienda. Una visione nella quale l'uomo avrà il ruolo di decisore, lasciando alle macchine tutta la parte automatizzata e di gestione dei dati.
Tutto nel cloud. L'unico posto dove è possibile far funzionare al meglio questo sistema complesso è il cloud, per via dell'elevata potenza di calcolo necessaria. Come sottolinea Iacopo Sassarini, infatti, «arrivare qua è un percorso. I dati permettono di fare analytics e con il machine learning si possono sviluppare strategie ed elaborare costi. Questo è il futuro. Ma il futuro è oggi».
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